Sotto con la prima vittima.
Il primo Notte al Museo non mi era dispiaciuto. Anzi, era gradevole e spesso avevo riso, magari non a crepapelle ma cmq mi ero divertito nel seguire le disavventure del custode più divertente che conosca. Questo secondo capitolo come tutti i sequel già mi puzzava. Pensavo fosse una trovata commerciale e infatti cosi è.
La storia è soltanto una scusa per mostrare più o meno scene divertenti che però rasentano spesso la banalità e sono scontate; non c’è più quella freschezza e quella novità che caratterizzava il primo. Sa tutto di già visto e rivisto. Ben Stiller si destreggia bene come nel primo ma è spalleggiato da personaggi troppo stereotipati e soprattutto sfruttati malissimo. Napoleone per esempio poteva diventare un personaggio cult, invece è ridotto ad una macchietta. Stessa triste sorte per Ivan il Terribile e Al Capone.
Ma aldilà di tutto questo vorrei fare un discorso più ampio incentrato sul doppiaggio di questo film che mi ha letteralmente scioccato. Chi ha osato stravolgere i dialoghi con dialetti e "particolari" accenti e riferimenti? Una cosa del genere è vergognosa e senza alcun dubbio da denuncia visto che non credo che gli intenti del regista fossero questi. Passi il doppiaggio siciliano di Al Capone, ma il secondo custode del museo che parla in napoletano è agghiacciante. Stereotipi su stereotipi, cambiando completamente il senso del discorso originale. Si arriva al culmine quando parla Napoleone: psicologia da due soldi (soffre per la sua statura) e si confida dicendo che il suo pronipote è Berlusconi. Si, può far ridere, ma allora a questo punto scrivetene un nuovo di film no? Rifatelo voi traduttori se dovete stravolgere il tutto in questa maniera cosi sconsiderata! Ma la scena del legionario romano che chiede aiuto a Totti (sempre unico capitano) era cosi scritturata nel copione originale? Ci lamentiamo tanto che all’estero ci considerano tutti pizza e mandolino,e poi siamo noi i primi a sottovalutarci e ad autodipingerci con questi stereotipi?
Davvero senza parole. Che schifo aggiungo: sentire il generale Custer dire che si pettina con 100 colpi di spazzola mi ha allibito. Film mediocre e doppiaggio da denuncia.
Il discorso di The Horsemen è profondamente diverso, sebbene il risultato sia lo stesso purtroppo. Il film parte bene , anzi benissimo: si respira perfettamente l’aria di desolazione e di macabro che in ogni film noir deve esserci. Dalla fotografia, alla musica fino ad arrivare al protagonista(uno stanco e disincantato Denis Quaid); tutto somiglia(e anche abbastanza bene) al capolavoro 7even. Somiglia appunto, a kilometri di distanza. Dopo infatti nemmeno 20 minuti non si capisce più dove si vuole andare a parare, la trama diventa confusionaria e si ha la pessima impressione che le scene tentino unicamente di creare qualche choc visivo per riempire il film. Per di più si capisce chi sia il serial killer. E cosi si avanza stancamente verso un finale terrificante, senza senso e brutto.
Sapete quando maledite un film perché vi ha fatto perdere 2 ore della vostra vita, perché il finale si conclude in maniera sgangherata, facendovi capire che lo sceneggiatore non sapeva come finirlo e ha preso la prima idea che trovava? Ecco The Horsemen è uno di questi film. Troppo facile creare una trama interessante per un film: questo lo sappiamo fare tutti! Peccato poi che tocca costruire un finale all’altezza e degno!
Peccato perché Denis Quaid non dispiace e Ziyi Zhang è sempre splendida e brava. A proposito ma qualcuno di voi ha capito perché si confessa subito? A che pro? Un altro dei misteri non svelati da questo finale scandaloso. Basta farsi prendere in giro da questo tipo di film: basta, basta e basta!
Due film, due 4 meritati.