LA PUBBLICITA' CI FA INSEGUIRE LE AUTO E I VESTITI, FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE CAZZATE CHE NON CI SERVONO.
(Tyler Durden)

Citazione del mese:

"Ci trattavano come delle stelle del Cinema, ma eravamo più potenti, eravamo tutto. Le nostre mogli, le madri, i figli campavano bene con noi. Io avevo dei sacchetti pieni di gioielli nella credenza in cucina, avevo una zuccheriera piena di cocaina sul comodino accanto al letto. Mi bastava una telefonata per avere tutto quello che volevo: macchine gratis, le chiavi di una dozzina di appartamentini in città. Scommettevo 30 mila dollari ai cavalli di domenica, e sperperavo le vincite la settimana dopo oppure ricorrevo agli strozzini per pagare gli alibratori. Non aveva importanza, non succedeva niente quando eri in bolletta andavo a rubare un altro po' di grana, noi gestivamo tutto; pagavamo gli sbirri, pagavamo gli avvocati, pagavamo i giudici stavano sempre con la mano tesa, le cose appartenevano a chi se le prendeva. E adesso è tutto finito. È questa la parte più dura, oggi è tutto diverso. Non ci si diverte più, io devo fare la fila come tutti gli altri e si mangia anche di schifo. Appena arrivato ordinai un piatto di spaghetti alla marinara e mi portarono le fetuccine col Ketchup. Sono diventato una normale nullità. Vivrò tutta la vita come uno stronzo qualsiasi."

("Quei bravi ragazzi")

sabato 19 aprile 2008

L'Ultima Missione( Movie #28 )



Titolo originale: MR 73.
Produzione: Francia.
Anno: 2008.
Regia: Olivier Marchal.
Attori Principali: Daniel Auteuil, Olivia Bonamy, Catherine Marchal, Francis Renaud, Philippe Nahon.
Durata: 121 minuti circa.

L’ultima Missione ovvero Mr 73 era il film che aspettavo da mesi impazientemente. Praticamente da quando vidi il trailer versione originale nel lontano Dicembre 2007 non ho fatto altro che contare i giorni dalla sua uscita!



Diretta da Marchal (il regista di 36 Quai des orfévres che mi aveva fatto letteralmente impazzire per storia, fotografia e tutto resto) l’ultima pellicola dell’ex poliziotto è ciò che più si avvicina ad un Mr Vendetta Europeo, ad un film asiatico. Ha molto poco a che fare infatti con 36, qui c’è molta meno azione: è un viaggio mentale verso il dramma più totale e completo. Infatti quando sono uscito dal cinema provavo le stesse sensazioni di quando vidi il primo capitolo della trilogia di Park Chan-wook: un pugno nello stomaco e tanta, tanta amarezza.



Tutto il film è incentrato nella discesa verso l’abisso da parte del protagonista Schneider, interpretato da un magnifico e maestoso Daniel Auteuil che si consacra secondo me con questo film come uno dei migliori attori Europei e può tranquillamente essere paragonato a quelli americani ben più pagati e famosi di lui. Sono rimasto davvero allibito dalla sua performance, da 10, da oscar.



Interpretando un poliziotto che, dopo la morte della figlia e il coma della moglie a seguito di un incidente autostradale, ossessionato dal passato cade in una profonda e acuta depressione dedicandosi esclusivamente all’alcolismo, Auteuil supera se stesso fornendo un personaggio anti-eroe per eccellenza: un personaggio autodistruttivo, che non ha più nulla da chiedere alla vita, che si è arreso ("Dio mi ha voltato le spalle"), consapevole di essere un fallito (“Non sono una brava persona Justine”) e che aspetta unicamente la morte come liberazione. E’ il ritratto perfetto di un uomo solo, disperato che non vede l’ora di farla finita e che la società ha abbandonato. Tra i 3 film della trilogia di Marchal è senza alcun dubbio il personaggio più nichilista: per ridurlo ad una metafora è come se stesse dentro delle sabbie mobili, sta sprofondando lentamente e non fa nulla per uscirne, anzi gesticola senza alcun senso per tentare di sprofondare ancora più velocemente.



Dall’altra parte, in parallelo c’è la storia di Justine, figlia di una coppia brutalmente uccisa da un serial killer arrestato 20 anni prima da appunto Schneider, che sta per uscire di galera per buona condotta. Come Schneider, Julie soffre di una depressione ma tenta di non cadere nel suo stesso vortice. I loro destini stanno per incrociarsi…

Crudo, violento, brutale, pessimista, disperato; il film di Marchal sembra a tutti gli effetti come dicevo in precedenza un film asiatico, con l’impronta di Kitano, di Park, di Woo e chi più ne ha più ne metta.



Dai piani sequenza ravvicinati come a voler mostrare al meglio i volti umani, le maschere di questa tragedia, che atto dopo atto, scena dopo scena, come se fosse già tutto scritto in precedenza scivolano via senza opporsi, rassegnati, verso un oblio di morte e di non ritorno (“Non ho voluto tutto questo.” “Nessuno lo ha voluto, però è successo.”), ai pochi dialoghi Kitaneschi che colpiscono come un pugno per le sentenze che emettono (Qual è il suo problema con lui? Nessun problema, è solo un uomo a pezzi che stiamo per seppellire vivo.), alla colonna sonora quasi assente e delicata, alla violenza improvvisa e alle ambientazioni di pioggia e di malinconia che aleggiano su tutto il film; tutto ricorda le caratteristiche dei film asiatici.



L’atmosfera è pesante, opprimente quasi insostenibile; Marchal mette in risalto come tutti gli uomini non siano per forza buoni e cattivi, ma semplicemente essere umani con sfumature, difetti e pregi, che tentano spesso in maniera egoistica a cavarsela alla meno peggio in questa difficile avventura che è la vita. Inquietante denuncia (visto che viene da un poliziotto) del mondo della polizia, dove dilagano corruzione, tradimenti da parte dei superiori, bastardaggine e solitudine, il film di Marchal assolve alla perfezione il compito prefisso dall’autore: quello di colpire lo spettatore e di mostrare un'altra realtà che troppo spesso i film americani con i classici eroi e i lieto fine ci mostrano. Perché non c’è scampo, non può esserci un finale all’americana in questo film, sarebbe fuori luogo, sarebbe ridicolo. Si assiste impotenti allo scatafascio totale, si vorrebbe fare qualcosa per fermare il peggio, per arrestare questa catena, ma non si può fare nulla, sembra tutto gia scritto, come un treno che viaggia a 500km all’ora verso un muro, accelerando ogni secondo invece di fermarsi. E’ cosi il finale, un finale che non ti lascia il tempo di respirare.



Come avevo detto all’inizio, mi ha ricordato molto Mr Vendetta: infatti in questo film traspare evidente come l’odio porti soltanto altro odio. Di una violenza mentale quasi insostenibile, è un pessimistico ritratto di una società senza più speranza, in cui la violenza implica altra violenza, senza via di uscita.

Un plauso lo merita la fotografia: è una delle più belle che abbia mai visto. Semplicemente eccezionale ed efficace al massimo, dai colori tetri, cupi e noir, è perfetta nel valorizzare la solitudine e l’agonia di Schneider. Davvero splendida me ne sono innamorato!



Tralasciando l’interpretazione di Auteuil che meritava un analisi specifica, tutti gli altri attori a partire dalla moglie di Marchal per finire al serial killer sono bravi e recitano senza sbavature.



Pero il film di Marchal non è esente da qualche difetto: eccessivamente lento e ridondante, forse troppo, troppo disperato…Il doppio finale parallelo è valido, ma eccessivamente scontato(non posso aggiungere altro non voglio togliervi il gusto di scoprirlo da soli)e simbolico. Non sarebbe stato meglio essere meno espliciti? Comunque sono difetti su cui soprassiedo volentieri, perché questo film rasenta il capolavoro.



O lo si ama, o lo si odia, ma certamente rimarrà impresso nella mente di tutti quelli che lo vedranno per l’esasperazione e lo sconforto chesuscita, perchè non è tutto rosa e fiori come vogliono farci credere i classici film di Hollywood. 

Chapeau Monsieur Marchal!






7 commenti:

Anonimo ha detto...

visto ieri sera.

sono uscita dal cinema piangendo.

troppo esagerato pero intensamente bello.

cast e fotografia immensi.

ce ne fossero di film cosi.

Anonimo ha detto...

nella mia città lo trasmetteva un cinema solo pero ne è valsa la pena! fantastico anche se troppo angosciante e disperato.

anche io ho notato evidenti somiglianze con mr vendetta con Kitano e Ki-Duk.

bella recensione cmq!

Anonimo ha detto...

lo devo vedere allora ragazzi questo film che sembra fantastico e molto triste anche!

Anonimo ha detto...

Film scioccante però esci dal cinema sapendo di aver visto un capolavoro.
Anche io lo aspettavo con ansia, dopo aver visto 36, insieme ai miei cari amici dell univeristà.Siamo andati in un grande cinema di un centro commerciale Venerdì pomeriggio ed in sala eravamo in .....7 persone!!!!!!!!
Erano tutti impegnati con Step up 2!!!!!!
Nel film la fotografia è bellissima
mi e piaciuta molto l idea di far indossare a Auteil occhiali rossi che risaltavano in tutte le scene, scioccante vedere il continuo declino di Schneider(Auteil da Oscar) il finale secondo me nn è poi tanto scontato ad un certo punto ci si poteva aspettare di tutto e a me ha soddisfatto.Piccola pecca un po esagerate le scene delle sbornie (secondo me e umanamente impossibile che un uomo beva una bottiglia di cointreau o di vodka come se fosse acqua)
Ottima recensione.

Anonimo ha detto...

durante proiezione al mio fianco avevo 1 coppia di anziani hanno pianto per tutto secondo tempo!

condivido cio che hai scritto cupo e angosciante!

pero come dice locke capolavoro.

Skripach ha detto...

Ho rischiato di vederlo in versione originale, solo che lo facevano troppo tardi e non mi ha voluto accompagnare nessuno... minchia che odio!

P.S.: sono tornato!!!

Neil McCauley ha detto...

sono contento che vi sia piaciuto il film ragazzi!

e che sopratutto vi abbia suscitato qualche emozione questo penso era l'obiettivo del regista come del resto lo dichiara in alcune interviste che potete trovare facilmente su internet!

skripach lo devi vedere al + presto e darci tuo commento:)