LA PUBBLICITA' CI FA INSEGUIRE LE AUTO E I VESTITI, FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE CAZZATE CHE NON CI SERVONO.
(Tyler Durden)

Citazione del mese:

"Ci trattavano come delle stelle del Cinema, ma eravamo più potenti, eravamo tutto. Le nostre mogli, le madri, i figli campavano bene con noi. Io avevo dei sacchetti pieni di gioielli nella credenza in cucina, avevo una zuccheriera piena di cocaina sul comodino accanto al letto. Mi bastava una telefonata per avere tutto quello che volevo: macchine gratis, le chiavi di una dozzina di appartamentini in città. Scommettevo 30 mila dollari ai cavalli di domenica, e sperperavo le vincite la settimana dopo oppure ricorrevo agli strozzini per pagare gli alibratori. Non aveva importanza, non succedeva niente quando eri in bolletta andavo a rubare un altro po' di grana, noi gestivamo tutto; pagavamo gli sbirri, pagavamo gli avvocati, pagavamo i giudici stavano sempre con la mano tesa, le cose appartenevano a chi se le prendeva. E adesso è tutto finito. È questa la parte più dura, oggi è tutto diverso. Non ci si diverte più, io devo fare la fila come tutti gli altri e si mangia anche di schifo. Appena arrivato ordinai un piatto di spaghetti alla marinara e mi portarono le fetuccine col Ketchup. Sono diventato una normale nullità. Vivrò tutta la vita come uno stronzo qualsiasi."

("Quei bravi ragazzi")

mercoledì 15 ottobre 2008

PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO.....E PRIMAVERA PRINTEMPS, ETE, AUTOMNE, HIVER..ET PRINTEMPS. (2003)

Questo e i prossimi rappresentano il mio regalo di compleanno...
spero siano debitamente apprezzati


Sicuramente ciò che più colpisce a prima vista di questo film è il titolo: lungo, superficialmente assurdo; ciò che colpisce ad una seconda vista è il paesaggio: un tempio sull'acqua e poco altri metri in vicinanza.

Sono infinite le storie che possono svilupparsi in posti estesi, cambiando località, ma Ki Duk sceglie di bearsi di quell'unico posto per narrare la sua storia.

E' una storia come tante si possono trovare nei paesi asiatici, ma è la poesia la particolarità di questo regista...è il modo in cui narra ciò che vuole dire che è fuori dagli schemi!


Sottofondo quasi inesistente, vagamente in alcuni momenti si può udire un suono lento, ritmico, armonioso che accompagna i personaggi, completamente immersi nella natura i due protagonisti vivono le loro vite come se fossero degli automi, e come in tutte le storie ci deve essere l'elemento di disturbo..inutile specificare quale sia..... facilmente intuibile!



Proprio “come in tutte le storie” questo significa il titolo... come c'è un inizio c'è una fine, per ogni cosa...inizia così il film, suddiviso in capitoli, la primavera è la partenza di tutto, come nel ciclo della natura, la sbocciatura dei fiori, ed ai fiori l'anno dopo si ritorna, dopo che l'albero ha dato i frutti e che essi siano maturati; difatti l'inizio e la fine sempre coincidono, come una ruota, in modo ciclico, tutto nella storia lo mostra, anche i più piccoli particolari...chi domina diverrà vittima, e sarà dominata a sua volta..

e quali sono le diverse situazioni cui si può andare incontro?

Essere schiacciati dal proprio peso, e soccombere di fronte a qualcosa di diretto che ci ostacola; restare vivi, ma rimanere segnati da ciò che ci succede, non riuscire a superare ciò che si è interposto tra noi e la vita o rimanere bloccati dalle conseguenze di qualcosa che ci siamo trovati a dover fronteggiare cercando di combatterla.

I nostri protagonisti non sono degli sprovveduti...a tempo debito, quando la loro età e il loro ruolo glielo permetterà, sapranno ciò che fanno e ciò che è giusto fare, ma prima di allora, ad ognuno il suo....come chiunque di noi “finché non sbattiamo la testa non impariamo” a volte si riesce a recuperare, altre volte, miseramente, il trauma è così forte da soccombere.


Non voglio raccontare altro della storia, già ho detto anche troppo, credo però sia doveroso mettere in risalto ancora il concetto, secondo cui tutti credono di essere diversi dagli altri pensando che le bruciature non capitino a tutti, ma solo a chi se le cerca; per ognuno è diverso, manie di onnipotenza, atti di orgoglio sfrenato, il pensiero del mondo nelle proprie mani...da giovani ognuno di noi vive in un mondo suo, dove è padrone di tutto, dove non succederà mai nulla di male, dove è il protagonista indiscusso ed è colui che cambierà l'andazzo delle cose e riuscirà a cambiare il mondo...quando si cresce però ci si rende conto che le cose non stanno esattamente così: se tutti gli altri prima di noi sono giunti alla nostra medesima conclusione, non significa che siano tutti dei falliti, bensì la nostra natura è una sola per tutti, sebbene ognuno si senta, e sia diverso...chiunque di noi cerca la stessa cosa dei propri simili.





Quando si cresce, si guarda chi passa i nostri attimi più vivi, i nostri momenti più intensi in un mix di scherno e allo stesso tempo malinconia, sapendo quale sarà la sorte che li attenderà inevitabilmente; si tenderà a impedire, consigliare, vietare, tutto ciò che indubbiamente porterà alla sofferenza più grande, ma ben presto si capirà che non si può negare l'inevitabile, e di questo il nostro nonnetto si renderà conto in un men che non si dica...

quello che contraddistingue però il nostro nonnetto dalla cultura occidentale, è lo stato d'animo.

In questo personalmente ritengo che gli orientali siano uno o due palmi sopra di noi, il perdono, l'umiltà dello sbaglio sono concetti estremamente fondati nella loro cultura, elementi assenti nella nostra invece.



Ki duk ci dimostra come la vendetta, la collera, la rabbia non siano sentimenti perseveranti se si vuole eliminarli; la redenzione è al centro della nostra vita secondo Ki Duk; non ha importanza quale deplorevole malvagità si sia compiuta, ciò che è importante è che successivamente il nostro animo sia limpido e puro da ogni odio, da ogni rancore..avere l'umiltà di riconoscere il proprio errore e sentire dentro di se il rimorso di averlo compiuto, con la consapevolezza che quell'errore non sarà più ripetuto dalle nostre mani o dalla nostra bocca.


PRINTEMPS, ETE, AUTOMNE, HIVER..ET PRINTEMPS.

Surement ce qui marque le plus en premiére vue de ce film est le titre: long, superficiellement absurde, ce qui marque dans un deuxième moment est le paysage : un temple sur l’eau et peu de chose à coté.

Les histoires qui peuvent etre développées dans des zones étendues sont infinies, mais Ki Duk décide de se concentrer sur cet unique lieu pour racconter son histoire.

C’est une histoire comme l’on trouve beaucoup dans les pays asiatiques, mais c’est la poésie la particularité de ce metteur en scène...c’est la maniére dont il racconte le message qu’il veut faire passer qui est singuliére !


Bruit de fonds quasi inexistents, vaguement dans certains moments on peut ouir un son lent, rytmique, armonieux qui accompagne les personnages, completement immergé dans la nature les deux protagonistes vivent leurs vies comme des automes, et comme dans toutes les histoires surgit un élément de dérangement...inutile spécifier lequel c’est...facilment intuible !


Ainsi « comme dans toutes les histoires » cela signifie le titre...pour chaque début, il existe une fin pour chaque chose...Ainsi commence le film, divisé en chapitres, le printemps est le début de tout, comme dans le cicle de la nature, l’éclosement des fleurs, et aux meme fleurs l’an suivant on retourne, après que l’arbre a donné ses fruits et que ceux ci soient terminé, en effet le début et la fin coincidente toujours, comme une roue, d’une maniére cyclique, tout dans l’histoire nous montre, meme dans les plus petits détails...qui domine deviendra victime et sera dominé à son tour...

Et quelles sont les diverses situations qu’on peut rencontrer ?

Etre écrasé par son propre poids, succomber devant quelquechose devant nous qui nous obstacle, rester en vie, mais etre touché par ce qui nous est arrivé, ne pas réussir à surmonter ce qui c’est intercalé entre nous et la vie ou rester bloqué à cause des conséquences de quelquechose qu’on a du combattre.

Nos protagonistes ne sont pas des inexpèrimentés...quand leur age et leur role leurs permettront, il sauront ce qu’ils doivent faire et ce qui est juste faire, mais avant ce jour là, chacun devra comme tout le monde apprendre de ses propres erreurs, des fois on réussit à se resaisir, d’autres fois, malheureusement, le choc est si fort qu’il nous fait succomber.


Je ne veux pas raconter autre chose de l’histoire, j’ai déja trop dit, mais je crois que c’est important de mettre encore en valeur le concept selon que tous croient etre divers des autres en pensant que les problèmes n’arrivent pas à toute le monde, mais seulement à qui « les cherche », pour chacun c’est différent, manie d’omnipotence, actes d’orgueils, la pensée du monde dans ses propres mains...lorsqu’on est jeune on vit dans un monde privé, où nous sommes les maitres de tout, et rien ne peut nous arriver, on est le protagoniste indiscutable qui pourra changer le cours des choses et pourquoi pas meme le monde...lorsqu’on grandit on se rend compte que les choses ne sont pas exactement de cette maniére : si tous les autres avant nous sont arrivés à la meme conclusion, cela ne signifie pas que nous avons tous échoué, mais que notre nature est la meme pour tous, meme si chacun se sent différent....mais quiconque parmi nous cherche la meme chose que les autres.

Lorsqu’on grandit, on regarde nos istants les plus vifs, les moments les plus intenses avec un mix de sourire et en meme temps de mélancolie, en sachant quel sera le sort qui les attendra inévitablment ; on esayera d’empecher, de conseiller, d’interdire tout ce qui sans aucun doute nous portera à la souffrance la plus grande, mais bientot on comprenda qu’on ne peut pas nier l’inévitable et de tout cela le viel homme se rendera compte en très peu de temps...

Pourtant ce qui caractérise notre vieil homme avec sa culture occidental, est son état d’ame.

Sur ce point je pense que les orientaux sont meilleurs que nous, le pardon, l’humilté de l’erreur sont des concepts importants de leur culture, au contraire éléments absents dans la notre.

Ki Duk nous montre comme la vengeance, la colére ne sont pas des éléments pérséverants si seulement nous voulions les éliminer ; la rédemption est le centre de notre vie selon Ki Duk, ça n’a aucune importance quel monstrueux acte on a commis, ce qui compte est que succéssivement notre ame soit pure et limpide, vidée d’haine et de rancune...avoir l’humilté de reconnaitre ses propres erreurs et éprouver le remors de les avoir commises, avec le sentiment que l’erreur ne sera plus répétée par nos mains ou notre bouche.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

non conosco questo regista ragazzi pero da come ne parli sembra davvero bello!

piu che altro traspare molto il fatto che ti è piaciuto e ti ha fatto riflettere!

tu loconosci locke?

bellissima idea quella di tradurre anche per le nostre ragazze francesi almeno anche loro possono partecipare alla discussione!

Anonimo ha detto...

oulàlà combien de choses aujourd'hui sur le blog!^^

mathilda tu es vraiment une fille adorable tu as tout traduit pour nous faire plaisir! ces choses la me font toujours un peu pleurer :)

en tout cas je n'ai pas vu le film mais oulàlàlà il semble vraiment beau beau! du reste c'est kim ki duk!

audelà du film que je verrai surement je ne peux qu'etre d'accord avec toi sur tout ce que tu as écris surtout la dernière phrase d'avoir l'humilté de reconnaitre nos propres erreurs!

l'erreur fait partie de l'etre humain mais cela ne doit pas etre une excuse pour nous; la maturité c'est aussi de se rendre compte de nos bétises, y trouver remède, et si ce n'est plus possible admettre l'erreur et essayer de ne plus répéter celle ci!

sur la culture orientale je suis d'accord, ils ont une facilité d'etre si rationnel parfois et de vivre les faits avec le maximum de tranquillité possible! n'est ce pas?

as tu fais la meme chose avec les films que j'ai vu de ki duk? si oui j'hai hate de les voir!

en tout cas je prendrai ce film bientot peut etre meme demain!

mélanie s'est endormie avec mon discours elle dit que nous sommes trop philosophe oulàlàlà!

coucou!

ps: tu es vraiment doué pour les photos bravo bravo bravo!

Anonimo ha detto...

da fan assoluto di kim ki duk non posso fare altro che complimentarmi con la recensione piu riflessiva che incentrata sulla storia. sicuramente originale per questo tanto di cappello!

il film in se è uno dei minori secondo me di kim ki duk, ho preferito infatti ferro 3, l'arco, time e sopratutto il soffio! te li consiglio tutti.

tutti i film di kim ki duk sono incentrati fateci caso sull'odio e sui sentimenti negativi, questo forse un po meno degli altri.

come in tutti i film orientali i dialoghi sono semi assenti e si lascia spazio alla riflessione. memorabile la scena del sasso quando lui è un bambino, una vera metafora della vita secondo me.

vi ho aggiunto tra i miei rss dunque vi seguo d'ora in poi sopratutto se continuate a fare delle recensioni del genere!

Anonimo ha detto...

Purtroppo devo ammettere la mia ignoranza non conosco il film e nemmeno il regista però la recensione di Mathilda e molto bella e come sempre cercherò di vederlo.
Devo dire che la Fermata in questo anno mi ha fatto conoscere anche registi e film a me sconosciuti ma molto validi.

Anonimo ha detto...

lo conosco come film!

l'ho visto molto tempo fa ricordo la scena del sasso in cui il maestro lega l'allievo ad un macigno!

ma non ricordo nient'altro mi spiace:(

pero era bello!

mathilda ha detto...

capisco ragazzi che le mie recensioni trattano solo fill più o meno impegnativi...e che questo essendo coreano è davvero poco conosciuto.....
proprio per questo però ho voluto fare questa recensione, e le seguenti...per far conoscere almeno a tutti i lettori della fermata il mio nuovo idolo...ki duk...!
non importa anche se non avete visto il film, per me sarebbe cmq molto importante leggere i vostri commenti a prescindere dal film, cosa pensate dei concetti che ho esposto...ho aperto una discussione.....chi vuol partecipare è bene accetto..senza dire "è così" o "è come dico io e basta", ma confrontarsi, esporre le proprie idee dandone le motivazioni, e forse aiutare gli altri a vedere il mondo, se stessi in modo più completo, con maggiori sfaccettature......farmi sapere se vi piace la recensione, se la trovate troppo filosofica, se vi ha interessato o non vi ha proprio scalfito..se le foto vi piacciono o meno, se pensate che siano esplicative o ne avreste preferite delle altre (questo lo può dire soprattutto chi ha visto il film)

ad ogni modo pars ho già fatto altre 2 recensioni, e mi sto accingendo a farne altre due sempre di ki duk..quindi per il momento mi sento di poterle garantire..ma ti dico subito che il cinema orientale sta diventando il mio pane quotidiano ormai!
cmq sono d'accordo con te....questo film è minore in confronto ad altri....però li sto recensendo in base all'ordine in cui li ho visti e nello stesso ordine li posterò...

Anonimo ha detto...

sulle foto mathilda penso che siano molto belle sopratutto quella con la casa innevata! davvero poetica!

ciò che penso riguardo i propri errori è che sia normale farli senza dubbio pero è anche vero che non tutti gli errori sono ammissibili! ci sono errori ed errori! ripeto alcuni non sono giustificabili col fatto che non siamo perfetti! non credi?

quando dici che l'importante dopo aver compiuto l'errore è l'ammettere di aver sbagliato sono d'accordo ma ciò non puo scusare l'atto precedente!

non so se sono riuscito a spiegarmi!^^ sono migliore a prendere in giro la campbell e romero!

riguardo la cultura orientale c'è da dire che sono i maestri nello zen e nel vivere con quiete e pace qualsiasi evento dunque non posso che essere d'accordo con te quando sostieni la loro "superiorità" in alcune cose. del resto Confucio è orientale no?

tu che dici Locke al riguardo?

secondo me le tue recensioni sono sempre molto belle mathilda appunto perchè incentrate sul messaggio del film e mai sulla storia che spesso è solo una scusa orchestrata dal regista per far passare il proprio pensiero, la propria critica o qualcosa di personale dunque non le trovo affatto filosofiche ma pungenti!

Anonimo ha detto...

Per apprezzare pienamente questo film bisognerebbe avere una conoscenza di simboli e tradizioni orientali che non ho (a parte la consapevolezza del "Karma"). Nonostante ciò resta un'idea o forse solo una sensazione di aver assistito ad uno spettacolo che, proprio attraverso quei simboli che sfuggono, riesce a raggiungere e a toccare quella parte dentro di noi che solitamente giace sepolta sotto una superficie vana e superflua. Le immagini sono di straordinaria bellezza e contribuiscono in modo integrante alla poesia dell'insieme. Nella sua immobilità, nel suo scenario che è quasi un teatro naturale si respira il ciclo della vita nel suo implacabile eterno ripetersi. Alcuni "ritratti" sono estremamente suggestivi, come quello della donna con il viso nascosto da una sciarpa di seta viola. Nonostante l'azione e i dialoghi siano ridotti al minimo, quasi rarefatti non ci sono momenti di noia. Non sono d'accordo con chi ha accusato il regista di essere "ruffiano" o sempliecemente di compiacere un pubblico occidentale che fà proseliti di una spiritualità che ha perduto completamente. Ci troviamo in un territorio dove l'idea è ancora al centro dell'opera e non viene imbellettata dallo star-system. Insomma un cinema che pur non facendo del puro intrattenimento la sua missione riesce a regalare dei momenti di piacere più duraturo.

Anonimo ha detto...

Sinceramente non capisco come questo film sia potuto piacere cosi tanto alla critica internazionale e al pubblico. Ho molto apprezzato Ki Duk in Ferro 3 (era il primo film che vedevo del regista coreano) ed entusiasta ho affittato tutti i restanti film; ma ho scoperto con velata tristezza una filmografia non eccelsa ma anzi ripetitiva, troppo ripetitiva che sfocia nel banale.

Eppure l'inizio mi era piaciuto, affascinante l'idea delle sole porte, senza pareti, all'interno della casa; che idealmente dividono, creando ambiente ed ordine, e divengono sinonimo di autodisciplina in un open space dove il solo varcare la soglia di un uscio automaticamente plasma intimita' oppure la rivela. E quel bambino di 6 anni che rispetta diligentemente la cerimonia del passaggio della soglia per accedere agli ambienti comuni, e' simbolo di estrema maturita', giustamente acquisita a contatto col Maestro.

Peccato che a tanta precoce saggezza facciano da contraltare altre precoci turbe psichiche...come incollare pietre a tutti gli animaletti del circondario ghignando sadicamnete...In onore al titolo il nostro regista scolpisce col macete episodi di vita violentando sia le sfumature che il buon senso dello spettatore, alternandoli tra soggioganti immagini di armoniosa natura (unica nota lieta della pellicola...a proposito: splendide le immagini notturne della casa illuminata con i riflessi del lago... peccato che per creare quell'effetto siano servite ricche lampade anziche' le poche candele a disposizione dei nostri eroi...).

Spesso questi registi che vogliono immortalare l'epopea dell'esistenza umana in meno di due ore devono ricorrere a metafore deboli ed improbabili sforando inevitabilmente nel quasi ridicolo: amore, odio, sesso, emancipazione, scoperta, affrancamento, evoluzione, sconfitta, perdono e riscatto, tutti concentrati in pochi quadri, rare comparse e scarse battute....ardua impresa! Piu' che le magie, sono i magheggi del nostro regista a restare impressi...

Alla fine anche il monaco-bonzo preferisce ardersi piuttosto che assistere alla completa sconfessione dei suoi precetti.Pezzo forte finale la scalata in cerca di redenzione con fardello/penitenza al seguito, scopiazzato in maniera imbarazzante dal mitico "Mission". Un'auspicabile deontologia cinematografica, dovrebbe vietare rigorosamnete plagi cosi evidenti...

insomma non mi ha convinto sebbene la tua recensione sia bella e condivisibile visto che supera la mera cronaca della storia!

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti!
non ho visto questo film ma in compenso ho visto "time" e prima di esprimere le mie considerazioni aspetto una recensione da parte di mathilda :)