LA PUBBLICITA' CI FA INSEGUIRE LE AUTO E I VESTITI, FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE CAZZATE CHE NON CI SERVONO.
(Tyler Durden)

Citazione del mese:

"Ci trattavano come delle stelle del Cinema, ma eravamo più potenti, eravamo tutto. Le nostre mogli, le madri, i figli campavano bene con noi. Io avevo dei sacchetti pieni di gioielli nella credenza in cucina, avevo una zuccheriera piena di cocaina sul comodino accanto al letto. Mi bastava una telefonata per avere tutto quello che volevo: macchine gratis, le chiavi di una dozzina di appartamentini in città. Scommettevo 30 mila dollari ai cavalli di domenica, e sperperavo le vincite la settimana dopo oppure ricorrevo agli strozzini per pagare gli alibratori. Non aveva importanza, non succedeva niente quando eri in bolletta andavo a rubare un altro po' di grana, noi gestivamo tutto; pagavamo gli sbirri, pagavamo gli avvocati, pagavamo i giudici stavano sempre con la mano tesa, le cose appartenevano a chi se le prendeva. E adesso è tutto finito. È questa la parte più dura, oggi è tutto diverso. Non ci si diverte più, io devo fare la fila come tutti gli altri e si mangia anche di schifo. Appena arrivato ordinai un piatto di spaghetti alla marinara e mi portarono le fetuccine col Ketchup. Sono diventato una normale nullità. Vivrò tutta la vita come uno stronzo qualsiasi."

("Quei bravi ragazzi")
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mercoledì 21 gennaio 2009

APPALOOSA (MOVIE # 52)

Nazione: U.S.A.
Anno: 2008
Genere: Western
Durata: 116'
Regia: Ed Harris
Cast: Viggo Mortensen, Ed Harris, Jeremy Irons, Renée Zellweger, Timothy Spall, Lance Henriksen, Tom Bower, James Gammon, Ariadna Gil

Ultimamente il genere Western è molto in ribasso, con mio grande dispiacere, essendo un affezionato di lunga data fin dai tempi di un dollaro d’onore. Pero a volte mi viene anche da pensare che forse meglio cosi, ricordo con tristezza come il periodo dell’inflazione avesse sfornato film ridicoli e agghiaccianti. Ora invece, con un uscita annuale, il Western ha assunto una posizione nobile nel settore cinematografico, quasi blasonata. Il regista che vuole cimentarsi nel vecchio e selvaggio West deve essere consapevole che non può sbagliare,; quel periodo storico americano va rispettato e amato.

Dopo il buon Quel treno per Yuma, ecco dunque Appaloosa con Ed Harris in cabina di regia (nonché attore protagonista) e Viggo Mortensen. Bello, per non dire bellissimo!

La trama, abbastanza banale fino a metà film, è soltanto una scusa per mettere in risalto una splendida storia d’amicizia tra due uomini con gli stessi ideali e valori. Strizzando l’occhio ai vari Eastwood e Hawks e rispettandone la classicità della regia asciutta(si vede lontano un miglio come il regista ami i vecchi western e ne ricalchi le fondamenta: le scene epiche, i personaggi intramontabili del cattivo ecc ), Ed Harris aggiunge un po’ di farina del suo sacco, inserendo scene molto ironiche (memorabili i duetti in cui Mortensen finisce le frasi di Harris) che offrono allo spettatore degli intervalli divertenti e spesso molto profondi. Già perché i nostri due protagonisti che si spalleggiano l’un l’altro oltre a sparare come forsennati, spesso si ritrovano a filosofare sulle questioni più disparate. La loro introspezione è chiara e trasparente malgrado le loro complicate personalità; è in questo punto che Harris buca lo schermo, nel dare vita a 2 personaggi assolutamente particolari e carismatici. Chi può resistere a questo duo esplosivo dallo sguardo cosi penetrante? Certamente non Renée Zellweger unica protagonista femminile del film, che regala una prestazione buona, certamente non aiutata da un personaggio odioso e puerile. Il suo personaggio sebbene agisca in un universo prettamente maschile e maschilista è un incitamento continuo a prenderla a pugni!

Il duo Harris/Mortensen è uno dei più riusciti della storia del cinema, entrambi sono maestosi e perfetti: agiscono, pensano e si muovono davvero come se fossero anni che lavorano insieme. Sono rimasto estasiato, poche volte mi è capitato di vedere un’amicizia così riuscita in un film. Un amicizia forte, trasparente e completa.

Oltre agli ottimi attori( anche Jeremy Irons fornisce una performance super) devo menzionare la splendida fotografia che spesso si sofferma su dei paesaggi sublimi che lasciano a bocca aperta, bellissimi!

Sicuramente l’aggettivo reale è il più adatto a questo film: i buoni non sono certo perfetti e stereotipati come i western alla John Wayne(basti pensare alla scena del saloon con lo sceriffo Harris che perde completamente la testa), ogni persona esista prima di sparare e di rischiare la vita, e gli scontri non sono interminabili: quest’ultimo dettaglio mi ha molto colpito lo devo ammettere. Infatti mi aspettavo sparatorie infinite (un po’ alla The Killer) invece nel film durano pochi secondi, com’è giusto che sia se si vuole realizzare un film veritiero su quell’epoca.

Ed Harris ha sparato con questo film per primo, ed ha senza alcun dubbio vinto. Per tutti gli amanti del Western, il più bel film di questo genere dagli Spietati in poi( forse solo Tombstone merita altrettanto). Per chi non ama il Western lo consiglio comunque, perché questo film va oltre la semplice rapina alla banca o la rissa in un saloon.

PS: Non dimenticatevi alla fine del film di ascoltare nei titoli di coda la canzone scritta e cantata da Ed Harris; stupenda!:)

giovedì 20 novembre 2008

GONE BABY GONE (MOVIE # 38)


Titolo originale: Gone Baby Gone.
Produzione: USA.
Anno: 2007.
Regia: Ben Affleck.
Attori Principali: Casey Affleck, Ed Harris, Morgan Freeman, Michelle Monaghan, John Ashton, Amy Ryan.
Durata: 109 minuti circa.

Un film diretto da Ben Affleck? Se è bravo nell’usare la cinepresa come è bravo nel recitare sarà un film orribile, ho ingiustamente pensato leggendo il retro del dvd del blockbuster. Poi vedendo Morgan Freeman nel cast, come potevo non affittarlo? Mai scelta fu più azzeccata!

Si perché quanto è pessimo come attore il buon Affleck, quanto sembra bravo come regista. Somiglia ad un Eastwood giovane, che ricalca molto le ambientazioni di Mystic River, dove tutto è crudo, marcio e corrotto e nessuno riesce a salvarsi senza commettere qualche nefandezza. Drogati, prostitute, mafiosi; ognuno pensa alla propria squallida vita senza curarsi del resto, tentando di sopravvivere come può. E’ in questa zona periferica di Bolton di emarginati che si sviluppa la storia; infatti viene rapita la piccola Amanda di soli 4 anni e gli zii disperati decidono di pagare una coppia di investigatori privati per ritrovarla.



Regia asciutta senza alcuna sbavatura ne ricerca dell’effetto particolare; scolastica e dunque perfetta per questo genere di film, come il buon vecchio Clint insegna. E’ difficile parlare di questo film senza spoilerare, ma poco importa il succo è ben altro e non certo la storia, difatti la ricerca assidua e complicata di questa bambina è solo una scusa per far riflettere lo spettatore sui vari problemi che Affleck ci pone.

Un dramma morale dunque incentrato principalmente, su ciò che è o sarebbe giusto e corretto per il bene di un bambino, sulle conseguenze delle nostre scelte sulle altre persone ma anche sull'etica (sia umana che professionale), sulla vendetta e la giustizia. Memorabile come viene trattata quest’ultima tematica nella scena dell’esecuzione: tutti trattano l’esecutore come un eroe mentre questi è turbato per non dire sconvolto da ciò che ha fatto; il mondo viene capovolto, i valori morali ribaltati. Era giusto agire in quella maniera?

Il finale aperto (abbastanza improbabile secondo me ma estremizzato per rinforzare il messaggio) lascia davvero perplessi: triste o positivo? Malinconico o felice? Questo sta allo spettatore, alla sua coscienza stabilire. Ognuno di noi vedendo questo finale avrà una sua idea al riguardo, ognuno di noi avrebbe preso una decisione; ma quale? E’ la prima volta che un “lieto fine” mi lascia un amaro in bocca. Nel dialogo finale tra Affleck e Freeman riposa l’eterna scelta del giusto e del sbagliato. Ai lettori che l’hanno visto: voi da che parte state?



Il cast è ottimo: Harris e Freeman sono due garanzie e Casey Affleck (fratello di Ben) è una buona scoperta con sicuramente più potenzialità del famoso fratello. Meg Ryan è strepitosa nel ruolo della madre: disperata, odiosa, compassionevole, euforica, depressa: praticamente abbraccia la maggior parte dei sentimenti umani con una semplicità e una trasparenza notevole. L’unica nota stonata è forse la Monaghan troppa piatta e passiva.

I personaggi sono tutti ottimamente caratterizzati e assolutamente non banali; nel film non esistono buoni e cattivi; anche i migliori possiedono le loro debolezze e difetti; mentre i membri della feccia non sono unicamente senza scrupoli e malvagi, ma animati a volte da sentimenti lodevoli. Sono rare le volte che Hollywood riesce a realizzare dei personaggi credibili senza scadere negli stereotipi, questa è una di quelle.

A ciò aggiungeteci una trama intrecciata non banale e scontata, dei dialoghi forti come pugni nello stomaco e una fotografia che rispecchia la depravazione di certi quartieri: Gone Baby Gone è un piccolo gioiello che merita di essere visto. E rivisto.



Perché sono pochi al giorno d’oggi i film che ti lasciano questo senso di scoramento, di amaro, di perplessità e ti inducono a riflettere anche molto dopo la fine della pellicola sulla vita e le sue problematiche.
Ben Affleck dai l’addio alla recitazione continuando a girare film del genere e ti prometto che avrai un fan in più!