LA PUBBLICITA' CI FA INSEGUIRE LE AUTO E I VESTITI, FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE CAZZATE CHE NON CI SERVONO.
(Tyler Durden)

Citazione del mese:

"Ci trattavano come delle stelle del Cinema, ma eravamo più potenti, eravamo tutto. Le nostre mogli, le madri, i figli campavano bene con noi. Io avevo dei sacchetti pieni di gioielli nella credenza in cucina, avevo una zuccheriera piena di cocaina sul comodino accanto al letto. Mi bastava una telefonata per avere tutto quello che volevo: macchine gratis, le chiavi di una dozzina di appartamentini in città. Scommettevo 30 mila dollari ai cavalli di domenica, e sperperavo le vincite la settimana dopo oppure ricorrevo agli strozzini per pagare gli alibratori. Non aveva importanza, non succedeva niente quando eri in bolletta andavo a rubare un altro po' di grana, noi gestivamo tutto; pagavamo gli sbirri, pagavamo gli avvocati, pagavamo i giudici stavano sempre con la mano tesa, le cose appartenevano a chi se le prendeva. E adesso è tutto finito. È questa la parte più dura, oggi è tutto diverso. Non ci si diverte più, io devo fare la fila come tutti gli altri e si mangia anche di schifo. Appena arrivato ordinai un piatto di spaghetti alla marinara e mi portarono le fetuccine col Ketchup. Sono diventato una normale nullità. Vivrò tutta la vita come uno stronzo qualsiasi."

("Quei bravi ragazzi")
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giovedì 11 marzo 2010

RECENSIONI NON STOP: PORTATA # 5.



Butch Cassidy e Sundance Kid sono specialisti in rapine al treno. Braccati da una pattuglia della Union Pacific, espatriano in Bolivia con Etta, una maestrina innamorata di Sundance, dove proseguono per un po' la loro attività.

Butch Cassidy[Butch Cassidy and the Sundance Kid, USA, 1968, Western] di George Roy Hill con Paul Newman, Robert Redford, Katharine Ross, Strother Martin. Quando guardo questi film mi riconcilio col cinema. E' come se tutti i film brutti scivolassero via e rimanessero unicamente i film belli, come questo. Gran bel western, con due attori semplicemente pazzeschi che interagiscono a vicenda in maniera divina. Newman è perfetto nel ruolo del "pensatore" con la parlantina sciolta, mentre Redford è altrettanto sublime nel ruolo dell'"agitatore" dalla mano svelta. Insieme formano una delle coppie migliori che la storia del Cinema abbia mai conosciuto. Film biografico dunque sul celebre duo di pistoleri assalitori di banche e treni, ci troviamo dinanzi ad uno dei migliori western che abbia mai visto. Tralasciando gli attori(perfettamente credibili e naturali), la sceneggiatura merita un plauso visto che riesce ad alternare momenti di sana ironia a momenti drammatici con una naturalezza e una sapienza che fanno spavento. La fotografia (che infatti vinse l'oscar) ricorrendo a moltissime tonalità (compreso il mai datato nero di seppia), risulta ancora oggi originale e non datata, l'ho trovata geniale per certi aspetti! Buona colonna sonora e una regia che utilizzando ottime zoomate e inquadrature dall'alto risulta gradevolissima ed efficace. Ovviamente la scena è comunque tutta per loro: Newman e Redford! La scena della prima rapina in Bolivia, fallita per non conoscenza della lingua locale è da morire dal ridere! Quando il Cinema era ancora Cinema e quando gli attori facevano parlare poco di se fuori dallo schermo ma recitavano con professionalità e genialità.



City of The Dead [ Last Rites, USA, 2006, Horror] di Duane Stinnet con Enrique Almeida, Howard Alonzo, Reggie Bannister,Stephen Basilone. Avete presente l'effetto che mi ho quando vedo Butch Cassidy? Gioia. Ecco quando ho visto City of The Dead ho avuto l'effetto totalmente opposto. Non so nemmeno da dove cominciare per recensire questo "film". Perché per me non è neanche un film, è semplicemente una cagata pazzesca come diceva il buon Ugo Fantozzi. Terrificante sotto ogni aspetto, ma non perché è un film Horror ma perché il tutto fa paura da quanto è realizzato male. Gli attori sembrano essere stati presi per strada (recitano infatti in una maniera cosi vergognosa che viene da ridere...un plauso alla ragazza di colore il massimo proprio! In confronto la Diaz è da oscar e ho detto tutto!), la sceneggiatura non ha ne capo ne coda ed è di una banalità che nemmeno un bambino di 4 anni la scriverebbe. Il punto più basso del film (sisi c'è anche un punto addirittura più basso di cio che ho descritto) è la regia: tenta di fare delle cose alla Scorsese o non so alla Tarantino non avendo assolutamente quella genialità! Ne esce fuori dunque tutta una serie di sequenze orribili che fanno malissimo a chi le vede. Ma come si può produrre una cosa del genere? La scienza non può spiegare tutto è vero, queste sono cose che hanno del paranormale!


1995: Nelson Mandela (Morgan Freeman) guida il Sudafrica, finalmente uscito dal buio periodo dell'apartheid. Un evento sportivo eccezionale potrebbe portare il Paese a una svolta per lasciarsi alle spalle le sofferenze della segregazione razziale e riunire per la prima volta bianchi e neri: la Coppa del mondo di rugby. Le speranza di vittoria e di riscatto sono nelle mani del capitano della nazionale, François Pienaar (Matt Damon).

Invictus[Invictus , USA, 2009, Drammatico] di Clint Eastwood con Matt Damon, Morgan Freeman, Scott Eastwood, Robert Hobbs, Bonnie Henna, Langley Kirkwood. Certo dopo aver recensito City of The dead, qualsiasi film in confronto appare splendido. Figuriamoci se stiamo parlando dell'ultima fatica di Clint Eastwood ragazzi. Bello e intenso. Incentrato sul rilascio e l'insediamento da presidente di Nelson Mandela, questo film non è un film sul rugby come si può magari pensare dal trailer. Il rugby è soltanto una scusa per mostrare la grandezza di un uomo. Un uomo che ci fa ricredere nel genere umano. E' semplicemente incredibile ed emozionante vedere come una persona, dopo aver vissuto 27 anni in prigione, riesca a non serbare alcun odio ne desiderio di vendetta nei confronti dei suoi aguzzini. Anzi riesce a collaborarci per il bene del Sud Africa! Quelle stesse persone che il giorno prima lo tenevano incatenato, ora lavorano con lui senza che quest'ultimo faccia pesar loro il tutto. Quando sono uscito dalla sala ero davvero felice (sebbene conoscessi già la storia di Mandela) che ci fosse un omaggio del genere ad uno degli uomini più importanti del XX secolo. Ad interpretare Mandela, chi ovviamente se non Morgan Freeman? Perfetto come al solito nel fisico e nella recitazione, semplicemente uguale al leader politico sudafricano. La sceneggiatura è ottima e illustra bene le divisioni e i problemi del Sudafrica di allora. La fotografia e la regia sono come al solito magnifiche. Anche Matt Damon fa la sua parte, interpretando il capitano della nazionale di rugby che riuscirà a vincere quei famosi mondiali del 1995. Paradossalmente, la parte sportiva (dunque l'ultima mezz'ora) è quella che mi è piaciuta di meno, non perché filmata male sia chiaro. Forse perché dinanzi alla grandezza di Mandela, qualsiasi evento sportivo mi sembra futile. Musiche come sempre divine e azzeccatissime. Clint Eastwood oramai sta diventando come il titolo del suo film: invincibile, non sbaglia un colpo da 20 anni. Certo non stiamo ai livelli di Gran Torino o Million Dollar Baby, ma un buom film di Clint, è superiore al 95% dei film ed è un capolavoro per qualsiasi altro regista al mondo. Altro che Avatar!



Mario Diccara è finalmente libero, dopo aver scontato sette anni di prigione. Tuttavia, pur avendo pagato il suo debito alla società, non lo ha ancora saldato con la malavita, con la quale ha dei conti in sospeso. Chiede così a suo fratello Patrick di scovare un posto dove potersi nascondere e questi lo indirizza al rifugio di Padre Etienne, un prete che vive in un piccolo villaggio sulle Alpi. Patrick non sa però che Padre Etienne è morto: Mario lo scoprirà al suo arrivo, quando per un equivoco gli abitanti del paese lo scambieranno per il sostituto del prete, nei cui panni troverà opportuno immedesimarsi.

Il missionario[Le missionnaire , Francia, 2009, Commedia] di Roger Delattre con Jean-Marie Bigard, David Strajmayster, Thiam Aïssatou, Jean Dell. Film comico francese che prende spunto oramai dalla scuola Veber con tutte le caratteristiche che ne conseguono. Mai una parolaccia, mai una tetta o un sedere, solo comicità gestuale o di giochi di parole. Peccato che il risultato funzioni a metà; se l'idea può essere carina, la realizzazione lo è un po meno. La prima mezz'ora scivola via benino, strappando parecchi sorriso e un paio di risate. Poi sopratutto il finale scade nella classica retorica del "vogliamoci bene"e diventa abbastanza banale e ridicolo. Peccato perché gli attori sono bravi (sopratutto Bigard che sembra il Robert de Niro francese) ma non tutte le ciambelle escono col buco. Da vedere in compagnia per farsi qualche risata e non doversi troppo concentrare sul film.

mercoledì 15 luglio 2009

POSIZIONE 15: PER QUALCHE DOLLARO IN PIU

Sono tante le scene di questa trilogia famosa, una secondo me vale l'altra: le battute cult sono semplicemente strepitose. Mi piace ricordare questa battuta simbolo di quei tempi e di quei film! Avviene a 3.40 abbiate un po di pazienza!


POSIZIONE #15:
Per qualche dollaro in più
(1965) un film di Sergio Leone con Gian Maria Volonté
, Luigi Pistilli, Klaus Kinski, Lee Van Cleef.


venerdì 10 aprile 2009

Risultati Kubrick e nuovo sondaggio Eastwood!


Rapina a mano armata 0 (0%)
Orizzonti di gloria 0 (0%)
Spartacus 0 (0%)
Lolita 1 (3%)
Il Dottor Stranamore 6 (19%)
2001: Odissea nello spazio 6 (19%)
Arancia Meccanica 12 (38%)
Barry Lindon 3 (9%)
Shining 18 (58%)
Full Metal Jacket 8 (25%)
Eyes Wide Shut 3 (9%)

Vincono ( a sorpresa secondo me) Shining e Arancia Meccanica! Un bel distacco nei confronti di 2001 o Full Metal Jacket! Non credete? E voi come reputate questo sondaggio. giusto? Chi avevate votato?

Ora sotto con uno nuovo aspettando il Mondiale degli Attori, la filmografia di Clint Eastwood (gli ultimi però 20 anni senno era troppo lungo!)

venerdì 13 marzo 2009

GRAN TORINO ( MOVIE # 62)


Walter Kowalski è un vecchio reduce della guerra di Corea, inflessibile, amaro, insensibile e pieno di pregiudizi razziali contro tutti e tutto. Dopo la morte di sua moglie, si chiude sempre più in se stesso diventando un solitario e una persona odiosa. L’arrivo pero di una famiglia coreana come vicini di casa cambia radicalmente la sua vita.

«Interpreto un tipo strano. Un vero razzista... Ma ha anche una redenzione. Questa famiglia asiatica si trasferisce nella porta accanto, e lui ha combattuto nella guerra di Corea, nella fanteria, e guarda agli asiatici come a una massa indistinta. Ma loro lo aiutano nel momento del bisogno, perché lui non ha un rapporto con la sua famiglia.»

In poche parole questo è il riassunto dell’ultima fatica di Clint Eastwood; sembra una storia banale invece non lo è. E’ tempo di affermare con forza che Clint Eastwood è l’ultimo dei grandi cineasti rimasti; infatti è semplicemente ( a mio avviso) il più grande di tutti i tempi insieme a Chaplin. Nessuno è come lui, nessuno è attore protagonista, sceneggiatore, compositore delle musiche e regista al tempo stesso. E questo purtroppo per tutti noi, è l’ultimo film in cui il buon vecchio Clint reciterà, vista la sua età si concentrerà unicamente sulla regia d’ora in poi.

Clint fa parte di quei artisti filosofi e poeti che ad ogni film ci fanno commuovere, riflettere, ridere, ma che sempre e comunque ci colpiscono dritto al cuore. Sarebbe un torto considerare “Gran Torino” l’ultimo gran film di Eastwood visto che è già in preparazione quello su Nelson Mandela con il suo eterno amico Morgan Freman. Però secondo me, questa storia melanconica e toccante rappresenta la sintesi della sua vita, o meglio della sua carriera cosi come la sintesi di un paese che ha visto cambiare in 80 anni di vita. Clint Eastwood ironizza su se stesso, riprendendo il ruolo del giustiziere reazionario, vecchio come fosse un ispettore Callaghan mummificato dal tempo. Insopportabile, razzista e misantropo, Walt Kowalski nel corso del film si trasformerà in Frank Dunn, l’allenatore pieno di speranze e di tristezza di Million Dollar Baby. In Million Dollar Baby Frank si prendeva cura di Hilary Swank, qui invece, sorprendentemente, protegge in tutti i sensi un giovane coreano, lacerato dai conflitti tra gang di cui tenta vanamente di tirarsene fuori. Walt allora esce dal suo guscio e ci mostra tutta la sua sensibilità, i suoi conflitti, i suoi rimorsi e le sue perle di saggezza e le due cose a cui tiene di più: il suo cane e ovviamente la sua macchina, la “Gran Torino”.

Comico e al tempo stesso drammatico il film alterna in maniera sublime queste scene contrastanti, memorabili sono i brontolii, le ingiurie razziste del vecchio Walt nei confronti dei vicini coreani o del suo barbiere di fiducia italiano. Non fa altro che lamentarsi e criticare qualsiasi cosa non gli vada a genio, praticamente tutto! La sua prova d’attore meritava secondo me l’oscar. Anche il resto del cast è all’altezza: tutti i coreani sono bravi, nonché il prete che affronta un personaggio difficile, spesso rifiutato da Walt ma che non si da per vinto per questo. Pensandoci bene, rappresenta Walt che non accetta se stesso ( e dunque il prete) e poi piano piano riesce a liberarsi ( prima facendosi chiamare Walt poi infine confessandosi) e a trovare una pace interiore, come dice alla fine al prete nelle battute finali.

Invece dal punto di vista della regia, è un Clint classico, asciutto e semplice ma perfetto perché non esagera mai e non possiede false retoriche o scene stereotipate. Lucida, riflessiva ed efficace la regia di Clint è d’autore ed unica, non posso aggiungere altro al riguardo.

Il finale l’ho trovato toccante e splendido, soprattutto realistico, certo non come i film di Hollywood di cui siamo abituati, era impensabile che accadesse altro del resto, ovviamente non aggiungo altro. Secondo me il finale rappresenta il testamento di Clint, una sorta di sguardo critico sull’insieme della sua opera e un passaggio di consegna. Sorprendente come finale che ti lascia l’amaro in bocca e ti da un colpo sullo stomaco forte, pero al tempo stesso fa riflettere e fa capire il messaggio. Un film sul rispetto reciproco, sul fatto che siamo tutti essere umani aldilà del colore della pelle della religione o del sesso. Meritiamo tutti un rispetto ma non per quel che siamo dalla nascita, ma per quel che facciamo, per le nostre azioni e i nostri comportamenti. Abbiamo tutti la nostra Gran Torino a cui dedichiamo il nostro sudore, sangue e tempo per renderla fiammante e scintillante., qualsiasi essa sia.

Che altro dire? Grazie, grazie e ancora grazie Clint. Non ne sbagli uno di film, mostruoso. Il miglior film del 2009, lo dico già da ora.


lunedì 19 gennaio 2009

PERSONAGGIO #54: DIRTY HARRY CALLAHAN.


Nome: Dirty Harry Callahan.

Interpretato da:
Clint Eastwood.


Film in cui è apparso:
Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo (1971)

Una 44 Magnum per l'Ispettore Callaghan (1973)

Cielo di piombo, ispettore Callaghan (1976)

Coraggio... fatti ammazzare (1983)

Scommessa con la morte (1988)

Citazione più rappresentativa:

Callaghan: Quando un maschio adulto aggredisce una donna con l'intenzione di violentarla io l'uccido, sono stato chiaro?

Sindaco: Intenzione? E come ha fatto a stabilirlo?

Callaghan: Quando un uomo nudo rincorre una donna in un vicolo con un coltello in mano e con l'affare di fuori... non credo voglia raccogliere fondi per la crocerossa.

Scena più rappresentativa: La scena finale quando è disgustato dal sistema e da lui stesso.

Box Office(USA):
Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo (1971) 28,2 M$.

Una 44 Magnum per l'Ispettore Callaghan (1973) 44,7 M$.

Cielo di piombo, ispettore Callaghan (1976) 46,2 M$.

Coraggio... fatti ammazzare (1983) 67,6 M$.

Scommessa con la morte (1988) 37,9 M$.

Awards: Nessuno.


Un mito, un istituzione ecco cos'è Clint! Finalmente sono d'accordo con questa classifica, Clint merita di esserci per questo strepitoso personaggio! Venuto alla ribalta con Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, film del 1971, diretto da Don Siegel, è il primo film della serie dedicata a "Dirty Harry", l'ispettore della polizia di San Francisco Harry Callahan (italianizzato in "Harry Callaghan"), interpretato da Clint Eastwood, il grandissimo Clint.

Il film è considerato una pietra miliare del genere cinematografico poliziesco, ed è liberamente tratto da un fatto di cronaca che terrorizzò la baia di San Francisco tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni settanta. Si tratta del serial killer Zodiac, a cui la polizia, in realtà, non è stata in grado di dare mai un volto.

Nel film Zodiac di David Fincher, del 2007, c'è un scena in cui i due protagonisti, l'ispettore Toschi (Mark Ruffalo) e il vignettista Graysmith (Jake Gyllenhaal), si trovano al cinema a guardare il primo film tratto dalla serie di omicidi di Zodiac, "Dirty Harry" appunto.

Lo so quello che pensi. Ti stai chiedendo se ho sparato sei colpi o solo cinque. Ti dirò che in mezzo a tutta quella baraonda ho perso il conto io stesso. Ma dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Di', ne vale la pena? (Callaghan)