LA PUBBLICITA' CI FA INSEGUIRE LE AUTO E I VESTITI, FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE CAZZATE CHE NON CI SERVONO.
(Tyler Durden)

Citazione del mese:

"Ci trattavano come delle stelle del Cinema, ma eravamo più potenti, eravamo tutto. Le nostre mogli, le madri, i figli campavano bene con noi. Io avevo dei sacchetti pieni di gioielli nella credenza in cucina, avevo una zuccheriera piena di cocaina sul comodino accanto al letto. Mi bastava una telefonata per avere tutto quello che volevo: macchine gratis, le chiavi di una dozzina di appartamentini in città. Scommettevo 30 mila dollari ai cavalli di domenica, e sperperavo le vincite la settimana dopo oppure ricorrevo agli strozzini per pagare gli alibratori. Non aveva importanza, non succedeva niente quando eri in bolletta andavo a rubare un altro po' di grana, noi gestivamo tutto; pagavamo gli sbirri, pagavamo gli avvocati, pagavamo i giudici stavano sempre con la mano tesa, le cose appartenevano a chi se le prendeva. E adesso è tutto finito. È questa la parte più dura, oggi è tutto diverso. Non ci si diverte più, io devo fare la fila come tutti gli altri e si mangia anche di schifo. Appena arrivato ordinai un piatto di spaghetti alla marinara e mi portarono le fetuccine col Ketchup. Sono diventato una normale nullità. Vivrò tutta la vita come uno stronzo qualsiasi."

("Quei bravi ragazzi")
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sabato 18 aprile 2009

FRANKLYN (MOVIE # 66)



Il primo pensiero che mi è venuto in mente all’uscita del cinema è stato: forse ho capito male io, pensiamoci ancora un po’ sicuramente qualcosa non mi è chiaro! E invece sbagliavo: pensandoci bene avevo capito tutto e non c’era nulla su cui filosofare: semplicemente avevo sopravvalutato questo film, tentando di carpire messaggi nascosti inesistenti mentre l’amara realtà era che Franklyn è un film mediocre.

Peccato perché i presupposti per un buon film c’erano: 4 storie parallele originali che sono collegate tra loro (alla requiem for a dream), ambientazione di una di queste storie misto tra Watchmen e V for Vendetta, attori buoni (non eccelsi) e regia tranquilla.

Invece ci si accorge dopo qualche minuto che la storia non ingrana, complice una certa lentezza. Se all’inizio le 4 storie parallele che si susseguono tra loro, alternandosi ogni volta in maniera efficace, sembrano interessanti, mano a mano che il tempo passa diventano sterili, la metà di loro pallose. E’ proprio questo il difetto di questo film: la noia. Si perché accade poco e nulla. Se le storie di Eva Green e di Ryan Philippe mantengono un certo interesse(complice anche la bravura dei due attori, soprattutto la Green in una veste dark molto singolare), le altre due storie svaniscono presto nell’anonimato: non hanno molto senso e ne portano a qualcosa di stimolante. Un padre alla ricerca del figlio e un ragazzo che insegue l’ amore d’infanzia: storie piatte, senza sussulti ne colpi di scena.

Peccato perché la Green si rivela un attrice di talento, interpretando due personaggi diametralmente opposti; uno angelico, solare, sorridente, l’altro invece tenebroso, masochista, folle con istinti suicidi.

Il finale poi che dovrebbe essere il punto di congiungimento delle 4 storie delude e anche molto: vengono spiegati i motivi per cui le storie sono correlate tra loro, ma sinceramente ci si poteva arrivare benissimo anche prima, dunque il colpo di scena finale abortisce. E anche i punti di contatto delle storie sembrano tirati per i capelli e forzati.


Insomma una piccola delusione, le aspettative c’erano ma non sempre si può uscire dal cinema soddisfatti no?

domenica 6 aprile 2008

Five Fingers - Gioco Mortale (Movie # 25)



Titolo originale: Five Fingers - Gioco mortale.
Produzione: USA.
Anno: 2006.
Regia: Laurence Malkin.
Attori Principali: Laurence Fishburne, Colm Meaney, Ryan Phillippe, Touriya Haoud.
Durata: 86 minuti circa.

In un classico pomeriggio piovoso in cui non avevo particolarmente nulla da fare, mi sono imbattuto su Sky su questa pellicola che volevo affittare da tempo visto me ne avevano parlato bene e anche perché da Matrix in poi seguo in maniera particolare l'attore Laurence Fishburne.

E devo dire che non ho fatto male a vederlo. 

Ammetto che i primi 10 minuti mi avevano fatto diventare scettico: ragazzo idealista e umanitario che viene catturato da terroristi e classico sequestro, mi sono detto sa tutto di gia visto…Invece tutt’altro; con l’evolversi della storia Five fingers diventa un buon film dove la trama che sembra scontata e banale è invece avvincente e coinvolgente: infatti nulla è come sembra e i colpi di scena saltano fuori a meraviglia.



Lo spettatore viene catapultato in questo luogo claustrofobico e sporco dove avviene tutto il film: il luogo dove il giovane sequestrato vive le sue paure le sue ansie e viene torturato. Ciò che mi ha affascinato di questo film è che non sappiamo nulla: non sappiamo chi è questo ragazzo, non conosciamo il suo passato cosi come non sappiamo chi sono e cosa vogliono i sequestratori. Viene spontaneo dunque immedesimarsi nel ragazzo catturato e nel chiedersi ogni 3 secondi chi sono queste persone e cosa vogliono da lui! Viene altrettanto spontaneo ogni secondo tentare di capire chi sta mentendo e chi no e si fluttua dunque da una parte e dall’altra del campo come una pallina da tennis in una partita.

I dialoghi sono efficaci perché non fanno mai capire allo spettatore l’obiettivo dei sequestratori ne i presunti segreti del sequestrato: sono molto intelligenti perché sembra di assistere ad una partita a scacchi tra il sequestrato e i terroristi; nessuno dei due si sbilancia per non scoprirsi troppo. Gioco psicologico dunque, ma anche fisico, visto che le torture non mancano di certo.



Sicuramente la regia non è certo da oscar, ma semplice lineare ed efficace. L’unica pecca sono i flashback sostanzialmente inutili che secondo me spezzano la vicenda e allungano(forse proprio per questo sono stati inseriti senno il tutto sarebbe durato troppo poco) il film senza aggiungere nessun dettaglio rilevante. Certo verrebbe da chiedersi con un regista meno schematico e più bravo cosa sarebbe potuto uscirne fuori, ma inutile pensarci troppo, Malkin comunque senza infamie e senza lode confezione il tutto diligentemente.

La musica è quasi assente e inutile, ma in questo tipo di film basato unicamente sui dialoghi non avrebbe avuto molto senso. Invece interessanti i forti rumori di fondo per esaltare le atmosfere esterne e dare quel senso di chiuso.

Gli attori sono bravissimi, ognuno recita alla perfezione a partire da Ryan Philippe che finalmente non interpreta la parte del classico latin lover idolo delle teenager e rende bene i sentimenti di frustrazione e di impotenza del sequestrato, proseguendo con Laurence Fishburne freddo e cinico, e finendo con una Gina Torres letale.



Come non concludere col finale? Semplicemente inatteso e molto carino, doppio, triplo gioco!

Film che è l’ennesima dimostrazione(semmai ce ne fosse ancora bisogno) che con pochi soldi e zero effetti speciali ma con un idea di partenza buona e una sceneggiatura solida si può costruire un film più che dignitoso e interessante.