LA PUBBLICITA' CI FA INSEGUIRE LE AUTO E I VESTITI, FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE CAZZATE CHE NON CI SERVONO.
(Tyler Durden)

Citazione del mese:

"Ci trattavano come delle stelle del Cinema, ma eravamo più potenti, eravamo tutto. Le nostre mogli, le madri, i figli campavano bene con noi. Io avevo dei sacchetti pieni di gioielli nella credenza in cucina, avevo una zuccheriera piena di cocaina sul comodino accanto al letto. Mi bastava una telefonata per avere tutto quello che volevo: macchine gratis, le chiavi di una dozzina di appartamentini in città. Scommettevo 30 mila dollari ai cavalli di domenica, e sperperavo le vincite la settimana dopo oppure ricorrevo agli strozzini per pagare gli alibratori. Non aveva importanza, non succedeva niente quando eri in bolletta andavo a rubare un altro po' di grana, noi gestivamo tutto; pagavamo gli sbirri, pagavamo gli avvocati, pagavamo i giudici stavano sempre con la mano tesa, le cose appartenevano a chi se le prendeva. E adesso è tutto finito. È questa la parte più dura, oggi è tutto diverso. Non ci si diverte più, io devo fare la fila come tutti gli altri e si mangia anche di schifo. Appena arrivato ordinai un piatto di spaghetti alla marinara e mi portarono le fetuccine col Ketchup. Sono diventato una normale nullità. Vivrò tutta la vita come uno stronzo qualsiasi."

("Quei bravi ragazzi")

lunedì 12 novembre 2007

Un chien Andalou

Titolo: Un chien andalou
Produzione: indipendente
Anno: 1929
Regia: Luis Bunuel / Salvador Dalì
Attori: Luis Bunuel, Salvador Dalì, Pierre Batcheff, Simone Mareuil
Genere: surrealista
Durata: 16 min circa

Questo cortometraggio, è IL FILM che mi ha aperto la strada alla mia passione per il cinema surrealista d’inizio secolo.

Tenendo conto che si tratta di un film surrealista, non si può dare una spiegazione logica, ma solo ritrovare dei messaggi. Innanzitutto bisogna dire che è un film che è stato autofinanziato (dalla madre di Bunuel…) e che vede un altro grandissimo personaggio di spicco del surrealismo come collaboratore: Salvador Dalì. La prima scena (che rimane sicuramente più impressa), mostra un uomo (Luis Bunuel) che con un rasoio taglia l’occhio di una donna. Questa scena è come un avvertimento per lo spettatore: quello che vedrai di seguito esce dagli schemi convenzionali, e necessita di una visione diversa. Si fa un salto nel tempo 8 anni dopo. Un uomo in bicicletta vestito da governante cade ed una donna accorre. In casa, la donna porta la scatola e gli oggetti di abbigliamento che portava l’uomo e li dispone sul letto. Dietro la donna sta in piedi un uomo che si guarda delle formiche che fuoriescono dalla sua mano. Viene poi inquadrata l’ascella di una donna e poco dopo rimane solo una pallina di pelo. Nel frattempo un ermafrodita per strada muove con un bastone una mano per terra con la folla intorno che guarda. Arriva un poliziotto che obbliga l’ermafrodita a riporre la mano in una scatola e disperde la folla. Poco dopo l’ermafrodita viene investito dalle auto che passano. L’uomo e la donna assistono alla scena dalla finestra di casa. L’uomo cerca di approfittarsi della donna. Lei si difende con una racchetta da tennis. Dopo un inseguimento nella stanza, lui prende delle corde sul pavimento e cerca di trascinarsi dietro un pianoforte a coda, due seminaristi (uno dei due è Dalì) e un mulo morto. Lei riesce a chiudersi in un’altra stanza e la mano di lui rimane incastrata nella porta, con le formiche che continuano a uscirgli dalla mano. Sul letto della stanza c’è un uomo. Didascalia: verso le tre del mattino. Un uomo suona alla porta. Il campanello (due mani con uno shaker) suona. La donna va ad aprire, l’uomo sul letto rimane immobile. Il nuovo arrivato inizia ad inveire contro l’uomo sul letto. Lo tira su e gli toglie gli oggetti da domestica buttandoli dalla finestra, poi lo fa mettere in un angolo in punizione. Dopo avergli fatto allargare le braccia altra didascalia: sedici anni prima. La scena non cambia, siamo sempre nella stessa stanza. L’uomo prende due libri e li da all’uomo all’angolo. I due libri si trasformano in due pistole, e luomo spara sull’altro. L’uomo si ritrova ad accasciarsi sulla schiena di una donna in un parco. La donna scompare e rimane solo il corpo dell’uomo. Sopraggiungono dei passanti che vogliono chiamare soccorsi, ma altri due passanti quando vengono interpellati se ne disinteressano. Il corpo viene portato via. Si torna nella stanza. Viene inquadrata una farfalla testa di morto (Acherontia atropos). La donna e l’uomo di prima si ritrovano l’uno di fronte all’altro. L’uomo si fa sparire la bocca. Sulla bocca dell’uomo compaiono i peli dell’ascella della donna. Lei arrabbiata esce dalla porta e si ritrova su di una spiaggia dove raggiunge un altro uomo (sempre lo stesso). I due passeggiano come due innamorati. Incontrano sulla spiaggia gli oggetti che erano stati buttati dalla finestra, ormai consumati dall’acqua del mare. Didascalia: in primavera. Il corpo della donna e dell’uomo sono insabbiati per metà e i corpi sono senza vita. Fine

Alcune spiegazioni:

Ad una prima visione il film può sembrare un’accozzaglia di scene non connesse tra loro, e per certi versi lo è (infatti Bunuel dice che non c'è da cercare una connessione tra le scene visto che si tratta di surrealismo). Ma le critiche alla società sono sicuramente presenti. Ad esempio, la scena in cui l’uomo si trascina il pianoforte, i seminaristi e la testa d’asino: il pianoforte rappresenta infatti la borghesia, i seminaristi invece rappresentano il clero. Tutti aspetti della vita sociale che secondo Bunuel e Dalì sono quindi motivo di impedimento, di intromissione nel rapporto tra uomo e donna (che infatti nel film si cercano, si lasciano… Le formiche invece sono sempre state l’incubo di Dalì, poiché da bambino vide delle formiche che divoravano il corpo di una lucertola. Per non parlare dell’ermafrodita, che viene prima circondato dai curiosi, poi interpellato dal poliziotto ed infine investito dalle auto in corsa.

Da notare la colonna sonora aggiunta soltanto negli anni 60 sotto la direzione di Bunuel, che alterna il Tristano e Isotta di Wagner ad un tango argentino.

Curiosità:

Nel 1932, il protagonista (Pierre Batcheff) si suicidò, come anche Simone Mareuil nel 1954.

Il titolo Un chien Andalou è il soprannome che Bunuel e Dalì davano al poeta spagnolo federico Garcia Lorca.

Il film è nato da sue sogni fatti da Bunuel e Dalì e fu girato in appena 6 giorni.

La canzone dei Pixies “Debaser” riprende nel testo il titolo del film, come anche quella dei The Eraserheads che si intitola per l’appunto “Andalousian Dog”

David Bowie utilizzò il cortometraggio come apertura dei suoi concerti negli anni 70.


Voto: 10 e lode

2 commenti:

Anonimo ha detto...

che "film" assurdo e strepitoso!

quando l'ho visto non ho potuto fare altro che dire: sono geni che forse noi umani "normali" non riusciremo mai a capire per quanto bello e complesso fosse il film!

se si pensa che è stato fatto 80 anni fa in una determinata società mentalità e cultura dire che Dali e Bunuel erano all'avanguardia è dire poco!

grande recensione skripach davvero anche perchè certo non è facile recensire qualcosa che secondo me è cosi surreale che è inspiegabile per alcuni versi.

Neil McCauley ha detto...

16 minuti di surrealismo e di genialità pura.

quando l'ho visto ho semplicemente detto: bè questo è Cinema con la C maiuscola.

alcune scene rimarranno proprio nella storia del cinema sopratutto quella dell'occhio pazzesca se si pensa a che epoca fu girata.

gran recensione Skripach non è facile recensire il surreale!^^