LA PUBBLICITA' CI FA INSEGUIRE LE AUTO E I VESTITI, FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE CAZZATE CHE NON CI SERVONO.
(Tyler Durden)

Citazione del mese:

"Ci trattavano come delle stelle del Cinema, ma eravamo più potenti, eravamo tutto. Le nostre mogli, le madri, i figli campavano bene con noi. Io avevo dei sacchetti pieni di gioielli nella credenza in cucina, avevo una zuccheriera piena di cocaina sul comodino accanto al letto. Mi bastava una telefonata per avere tutto quello che volevo: macchine gratis, le chiavi di una dozzina di appartamentini in città. Scommettevo 30 mila dollari ai cavalli di domenica, e sperperavo le vincite la settimana dopo oppure ricorrevo agli strozzini per pagare gli alibratori. Non aveva importanza, non succedeva niente quando eri in bolletta andavo a rubare un altro po' di grana, noi gestivamo tutto; pagavamo gli sbirri, pagavamo gli avvocati, pagavamo i giudici stavano sempre con la mano tesa, le cose appartenevano a chi se le prendeva. E adesso è tutto finito. È questa la parte più dura, oggi è tutto diverso. Non ci si diverte più, io devo fare la fila come tutti gli altri e si mangia anche di schifo. Appena arrivato ordinai un piatto di spaghetti alla marinara e mi portarono le fetuccine col Ketchup. Sono diventato una normale nullità. Vivrò tutta la vita come uno stronzo qualsiasi."

("Quei bravi ragazzi")

lunedì 12 gennaio 2009

L'ARCO - L'ARC (2005)


Lo ammetto.. il film l’ho visto ormai qualche mese fa e solo ora mi decido a fare la recensione.. non ho avuto subito l’ispirazione.. non me la sono sentita subito di rendere concreto ciò che questo film mi ha dato, di scrivere cosa mi ha trasmesso.

Premetto che, nonostante non venga considerato il capolavoro di Kim Ki Duk, io ne sono rimasta così affascinata che lo reputo il suo più bel film.

Ciò che più e indubbiamente mi ha affascinato si capisce benissimo dalle foto che ho fatto…lei!

Lei è Yeo-reum Han e devo confessare che vedendola in questo film mi ha fatto innamorare!

Ma ci sarà modo più tardi di parlare di lei…

Molti considerano questo film una scopiazzatura da parte dello stesso Kim Ki Duk di Ferro3; bene signori miei, non c’è cosa che trovo più falsa..aggiungo che Ferro 3 l’ho trovato stupendo quindi non voglio assolutamente sminuirlo con le mie parole….trovo solo che siano 2 film diversi dello stesso regista.

Ovviamente lo stile è simile, questo nessuno lo può negare; l’ambientazione è fissa sul mare in cui naviga una barchetta (se vi ricordate cosa analoga l’aveva già presentata con Primavera, Estate, Autunno, Inverno.. e Ancora Primavera), i personaggi parlano eccessivamente poco, i due protagonisti non si sentono mai parlare..mai mai mai. La loro voce per gli ascoltatori rimarrà sempre inascoltata.

La trama è semplice, davvero, quasi inesistente, per 90 minuti circa, la durata del film ci sono così poche azioni che potrebbero essere tranquillamente riportate in circa 20 minuti e ne starebbero larghe, ma vi assicuro che neppure per un secondo guardando l’Arco staccate gli occhi dallo schermo..

Una ragazza giovane, molto vive su un peschereccio con un vecchio che la vuole sposare.. la storia più banale del mondo…ma raccontata da Ki Duk è tutt’altro…è come se Chaplin avesse diretto la storia della bella addormentata nel bosco…ognuno la può raccontare a modo suo, ma chi è davvero in grado di farci rimanere incollati ad osservare finemente ogni sguardo, ogni sorriso, ogni emozione trasparire dai volti dei protagonisti?!

Le musiche sono assenti, eccezion fatta per quelle effettivamente eseguite nel film, dal vecchio e dalla ragazza; solo le loro musiche accompagnano tristemente il film, trasmettendo così ogni loro sussulto.

Il paesaggio è appunto il mare…nulla di più affascinante.. infinito, profondo, dolcemente altalenante; dal peschereccio si vede tutto, fino alla fine dell’orizzonte, ogni cm, ogni cosa di tuto quello che c’è.

E’ così, lei non può vedere oltre tutto il mare che ha di fronte, può vedere dovunque e in tutte le direzioni, ma solo fin dove possono arrivare a scrutare i suoi occhi.

I colori… sono l’emblema di questo film…sembra che Ki Duk abbia voluto aiutarci a capire anche grazie all’uso dei colori.. magnifici, vivi, caldi, forti, sono lì, si impongono allo spettatore.

Non sono solo colori che costituiscono l’oggetto, ma quegli oggetti sono li proprio perché sono di quel colore. Sono un rito. Sono abitudine, sono sicurezza, e sono anche insicurezza quando mancano quei colori vivi che dominano il film.

Lei è portatrice di quei colori, i vestiti che indossa sono sempre sgargianti, i nastri che si lega ai polsi, i vestiti del matrimonio, i puntini accanto all’occhio…..il verde, il rosso, il giallo, il blu…colori vistosi e imponenti rappresentano la sicurezza; nella prima parte del film infatti dominano la scena. Lo spettatore ne rimane quasi schiacciato.

La prima volta che appare con un abbigliamento sobrio, poco appariscente, quasi insignificante di fatto è esattamente quando le sicurezze iniziano a vacillare, quando lei si rende conto di come stanno le cose…quando l’equilibrio iniziale si è ormai rotto; quando dentro di lei si fa sempre più strada la sensazione di disgusto, di rancore, di rabbia, di disprezzo, quando finisce la sua serenità in cui ha sempre vissuto.



In lui la perdita di sicurezza si vede chiaramente quando cancella i giorni sul calendario, prima sono singoli giorni, successivamente quando comincia a sentire la pesantezza degli sguardi di lei detestarlo, non si limita più a giorni o settimane, ma cancella mesi interi dal calendario… lì per la prima volta si vede l’umanità del vecchio; sempre criticato da tutti per i suoi modi particolari di leggere il futuro, mettendo a repentaglio la vita di lei ogni momento, per la sua scelta nei confronti della ragazza.

Si percepisce in che modo il suo castello ben costruito, in realtà sembra avere le propria fondamenta sulla sabbia e stia per crollare da un momento all’altro!

Lei… ho paura di essere troppo ripetitiva e dire solo quanto mi piace ma non darne le motivazioni… anche se va anche detto che c’è ben poco da motivare.. basta vedere il film e sarà chiaro a tutti come l’acqua proviene dalla sorgente!



Indubbiamente anche il vecchio e il ragazzo mi sono molto piaciuti; il vecchio con lo sguardo burbero e bieco, il ragazzo con lo sguardo dolce, riescono perfettamente a portarci nel loro cuore, e ancor più difficile, nella loro mente!

In ogni momento del film riescono a farci intendere le paure, le ansie, le insicurezze, la rassegnazione, il timore di perdere l’unica cosa che si possiede e che si vuole; riescono a farci capire le loro intenzioni, i loro pensieri, le emozioni semplicemente con sguardi intensi ed espressivi..

come dicevo precedentemente, né il vecchio né la ragazza dicono mai nulla (eccetto l’oroscopo, che peraltro non si sente mai)..

Pensate voi, per 1 ora e mezzo, riusciresti a comunicare solamente stati d’animo complessi che si susseguono nell’arco di tempo senza dire neppure una parola?!

Beh loro ci son riusciti con grande maestria signori miei!

Come accennavo già, la storia è davvero breve e anche molto semplice, proprio per questo penso sia eccessivamente difficile riuscire a comunicare ciò che si prova supportati da così poca azione.

Lei.. il suo sguardo parla da solo, lei si gira e fulmina, lei si gira e ammalia, lei si gira e fa capire le sue paure, fa capire la sua malizia, fa capire la sua sfortuna, si gira e fa capire la sua infelicità.

È un rapporto il suo con il vecchio che cambia con il tempo, è in grado di trasmettere il rapporto e i sentimenti che prova per lui da subito, senza che ci siano azioni particolari, basta il suo sorriso caldo e benevolo, ed è in grado di permetterci di immedesimarci in lei, ingannata e sola,in un mondo in cui si è trovata catapultata a forza ed ha è dovuta riuscire a trovare un suo spazio cercando l’armonia.

Far capire l’evoluzione di un rapporto è più difficile dell’interpretazione di un rapporto appena nato.

Il suo sorriso è di sfida, il suo sorrido è di affetto, è di circostanza, è di serenità…ha 1000 sorrisi, e riesce perfettamente a districarsi nelle più svariate emozioni, senza aggiungere neppure una parola.. sono i suoi occhi che parlano al posto delle sue labbra.

E’ bella, è travolgente, è spiazzante, è innocente.





L’arc

Je dois l’admettre..le film je l’ai vu il y a désormais quelques mois mais uniquement aujourd’hui j’ai décidé d’écrire une recension…je n’arrivais pas à rendre tout de suite concret ce que le film m’avait transmis.

Je dois vous dire que malgré ce film ne soit pas considéré comme le chef d’œuvre de Kim Ki Duk, j’en suis restée totalement folle et je le considère son meilleur film.

Ce qui surement m’a fasciné ce comprend très bien par les photos que j’ai fait…elle !

Elle s’appelle Yeo-reum Han et je dois avouer qu’en la voyant dans ce film je suis tombée amoureuse !

Mais nous aurons le temps pour parler d’elle…

Beaucoup considèrent ce film comme une copie de la part de Kim Ki Duk de Ferro 3, eh bien mesdames et messieurs c’est une grande fausseté…je veux quand même ajouter que Ferro 3 m’a enthousiasmé donc mon but n’est surtout pas de le critiquer avec cet écrit…seulement je trouve que ce sont 2 films différents du même cinéaste.

Evidemment le style est le même, personne peut le nier, l’ambiance est centrée sur la mer plus précisément sur une barque (si vous vous rappelez une chose similaire je vous l’avais décrite dans Printemps, Eté, Automne, Hiver…et encore Printemps), les personnages parlent très peu ; les deux protagonistes jamais, jamais…leurs voix pour les spectateurs demeurera inaudible à jamais.

L’histoire est simple, quasi inexistante, pendant 90 minutes(la durée du film) il y a très peu d’action, elle pourrait tranquillement être filmée en 20 minutes pour être large, mais je vous assure que même pas pendant une seconde vous réussirez à détacher les yeux de l’écran en voyant l’arc…

Une jeune fille, vit dans sa barque avec un ancien homme qui la veut épouser…l’histoire plus banale du monde…mais racontée par Ki Duk elle devient tout autre chose…c’est comme si Chaplin avait réalisé la Belle au Bois Dormant….chacun peux raconter cette histoire à sa façon, mais qui est vraiment capable de nous clouer à l’écran pour observer finement chaque regard, chaque sourire, chaque émotion qui se manifestent sur les visages des protagonistes ?!

Les musiques sont absentes, exception faite pour celles composées dans le film par le vieil homme et la jeune fille ; uniquement celles-ci accompagnent tristement le film.

Le paysage est évidemment la mer…rien n’est plus fascinant…infinie, profonde, sinueuse, on peut voir tout de la barque, jusqu’à l’horizon, chaque centimètre, chaque chose, tout ce qu’il y a.

C’est ainsi, qu’elle peut tout voir, mais jusqu’à ce que ces yeux réussissent à cerner.

Les couleurs sont l’emblème de ce film…il semble que Ki Duk ait voulu nous aider à comprendre aussi grâce à l’aide des couleurs…elles sont magnifiques, chaudes, fortes et vivantes, elles s’imposent au spectateur.

Ce ne sont pas uniquement des couleurs qui composent l’objet, mais ces objets sont placés car ils ont des couleurs précises. Ils sont un rite. Une habitude, une sureté mais aussi une insécurité lorsque ces couleurs qui dominent le film disparaissent.

La jeune fille est la porteuse de ces couleurs, ses vêtements sont toujours vifs, les nastres qu’elle lie à ses poignets, les vêtements de son mariage, les petits points qu’elle dessine à coté de son œil…le vert, le rouge, le jaune, le bleu….couleurs vives et imposantes, qui représentent sureté ; dans la première partie du film en effet ils dominent la scène, le spectateur en reste presque écrasé.

La première fois qu’apparait un vêtement sobre, presque insignifiant c’est exactement quand les suretés commencent à flétrir, lorsqu’elle se rend compte comment vont les choses…quand l’équilibre initial s’est cassé, quand dans elle se font plus fortes les sensations de dégout, de rancœur, de rage, quand finit la sérénité qui l’a toujours accompagné dans sa vie.



Chez lui la perte de sureté se manifeste clairement lorsqu’il efface les jours du calendrier, au début des jours, puis lorsqu’il note le regard de plus en plus d’haine d’elle, il ne se limite plus à effacer des jours mais il déchire des semaines pour en arriver aux mois…on note pour la première fois l’humanité du vieux, toujours critiqué pour ses manières particulières de lire le futur qui mettent en péril la vie d’elle à tout moment et pour le choix par rapport à elle.

On distingue clairement que son château est entrain de s’écrouler de plus en plus!

Puis elle..j’ai peur d’être trop répétitive et de dire uniquement combien elle me plait sans donner de motifs…mais il y a bien peu à motiver…il suffit d’admirer le film et tout sera clair comme l’homme qui tombe de la source !

Sans aucun doute même le vieux et le jeune homme m’ont beaucoup plu ; l’ancien homme avec son regard grognon et hargneux et le jeune avec son regard doux réussissent parfaitement à nous porter dans leurs cœurs, et encore plus difficile, dans leurs cerveaux !

Tout au long du film ils arrivent à nous faire partager leurs peurs, angoisses, craintes de perdre ce qu’ils veulent ou possèdent, ils arrivent à nous faire comprendre leurs intentions, pensées, ou émotions avec uniquement des regards intenses et expressifs…

Comme je disais précédemment, ni le vieux ni la jeune fille profèrent des mots ( à l’exception de l’horoscope que nous pouvons pas connaitre)…

Réussirez vous pendant une heure et demie à communiquer des états d’âmes complexes comme dans l’arc sans proférer parole ?

Eh bien Ki duk a réussi avec grande bravoure mesdames et messieurs !

L’histoire est très brève et simple, c’est pour cela que résulte extrêmement dur réussir à communiquer ce qu’on éprouve lorsque nous sommes aidés par si peu d’action.

Elle…avec son regard qui parle tout seul, elle se tourne et tue, elle se tourne et ensorcèle, elle se tourne et te fait comprendre ses peurs, sa malice, elle fait comprendre sa malchance, elle se tourne et fait comprendre sa tristesse.



C’est un rapport avec le vieil homme qui change avec le temps, son regard suffit sans aucune action à le caractériser ; chaleureux et bienveillant, et il est capable de nous personnifier en elle, trahie et seule, dans un monde où elle a été amenée avec force et où elle a du trouver son espace en cherchant une harmonie.

Faire comprendre l’évolution d’un rapport est plus difficile que interpréter rapport qui vient de naitre.

Son sourire est de défi; son sourire est d’affection, de circonstance et de sérénité…elle possède 1000 sourires et elle réussit parfaitement à se démêler dans les situations plus vastes, sans ajouter aucun mot….ses yeux parlent à la place de ses lèvres.

Elle est belle, entrainante, déconcertante et innocente.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bello che brava Mathilda che sei! avevo azzeccato anche questa di recensione:)

Cosa posso dire al riguardo che non hai gia detto? innanzitutto è secondo me la tua più bella recensione e le foto sono semplicemente eccezionali!

la prima è diventata il mio sfondo desktop:) Unica!

E' un film incentrato sulla poesia della vita: la vita della poesia. Un film teso come la corda di quell'arco che è al tempo stesso strumento divinatorio, arma di offesa e di difesa e sublime esecutore di una musica struggente in simbiosi perfetta con le immagini. Un film forse più "costruito" del solito ma non per questo meno sentito: è semplicemente meno "spontaneo", ma ugualmente affascinante. E loro, i due protagonisti per dirla con Ron (solo come citazione: nessuna intenzione di mischiare il sacro con il profano) non hanno davvero bisogno di parole per far capire quello che c'è in fondo al loro cuore. E, fra le tante, c'è almeno una sequenza davvero memorabile che rimane impressa indelebile nel ricordo, quella della deflorazione, realizzata con una metafora visiva veramente superlativa: simbologica e astratta nel suo realismo indotto. L'arco si è teso, il dardo è stato lanciato: è una iniziazione e una conquista, il necessario passaggio per lasciarsi alle spalle il passato, tornare alla realtà ed affrontare finalmente la vita e il sacrificio di chi è consapevole di aver perduto la partita è dolente e altruista, si annulla nelle profondità di quel mare calmo e radioso, fino a ricogiungersi, laggiù sul fondo, con quella barca ormai non più necessaria diventata superflua e ingombrante.

Non è il miglior film di Kim Ki Duk però entra nel podio senza dubbio alcuno.

Mathilda sei eccezionale complimenti:)

Anonimo ha detto...

non ho visto il film in questione pero ho rimediato primavera estate iniziero da quello!

le foto sono molto belle cosi come la recensione si vede che ti è piaciuta mathilda mi unisco ai complimenti!

Anonimo ha detto...

Mathilda posso prenderti le foto vero? scusa prima non te l'ho chiesto:)

Anonimo ha detto...

Chapeau! E da amante di Kim Ki duk non lo dico per partito preso perchè era secondo me molto difficile dopo primavera estate e Ferro 3 continuare nella scia dei capolavori. E invece ancora una volta Ki-duk Kim chi ha regalato una fiaba stupenda. Questa pellicola, deposita nel cuore dello spettatore una sensazione di serenita` che permane a lungo, concepita grazie alla dolcezza disarmante dei due protagonisti: la ragazza e l’uomo che l’ha cresciuta. Sguardi intensi e profondi, atteggiamenti che migrano dall’affetto alla sofferenza e viceversa, sono fortemente rappresentativi del loro particolare rapporto. L’affetto riesce a tramutarsi in amore grazie al finale impartito da Ki-duk Kim, dove si mescolano la vita e la morte, la morte e la vita che ritorna a soffiare ancora un attimo per realizzare con dolcezza, senza oltraggiare, quello che l’uomo si era prefissato da tempo: amare per primo e per sempre Lei. Bravo, Ki-duk Kim. Anche questa volta hai saputo estrapolare un ennesima sfaccettatura di questo sentimento cosi` complesso, ossia l’amore, riuscendo ad addentrarti nel suo intrinseco.

Anonimo ha detto...

Come al solito non l ho visto cercherò di rimediare cmq complimenti come sempre a Mathilda le tue recensioni invogliano molto.
PS A tutti e 3 ma avete mai pensato di proporvi come critici di cinema ai giornali?Moltissime volte si leggono recensioni veramente fatte con i piedi.....

Anonimo ha detto...

Un poème plus qu'un film. Plus symbolique et surréaliste que tous ses films précédents. Kim Ki Duk nous éblouit. Comme tu as dit le décor est tout simple: un bateau, la mer autour, deux habitants permanents (un jeune fille et un vieil homme qui l'a recueillie et compte l'épouser) et parfois des hommes du continients qui viennent pêcher. L'amour, la jalousie. Que dire de plus, ce film est indicible. La musique nous transporte de plan en plan, de personnage en personnage. Dans un cadre très "zen", les personnages se déchirent, se retrouve, s'aiment et se haïssent. Le film s'écoule, sans trop accélerer, à son rythme. Très spécial, mais tellement beau. C'est tellement merveilleux que c'en est incroyable. Kim Ki-Duk nous livre un film extraordinaire au sens propre et figuré. Un travail symbolique stupéfiant et un humour terriblement subtil sont distillés tout au long de ce film minimaliste. C'est d'ailleurs ce minimalisme qui rebutera certains car Kim se débarasse aussi du décor cette fois. Certes, beaucoup moins facile de faire des jolis plans mimi tout kitch qu'avec un temple lacustre. Mais la force est celle des comlpositions formelles : L'Arc est un film hautement théorique, bien plus que n'a pu l'être Locataires, génial à d'autres égards. Et puis, sans effets exagérés, Kim Ki-Duk brosse une analyse extrêmement retenue - mais tellement précise - de notre société, pertinente de la Corée du sud jusqu'au fin fond de la France. Un film difficile mais indispensable.

Anonimo ha detto...

J'oubliais une petite chose je suis en train de lire tes autres commentaires sur les films de Kim Ki Duk pas mal du tout! Pas mal du tout ainsi que tes photos!

Anonimo ha detto...

Une autre belle récension, les photos sont excellentes comme celles de Samaria. On peut dire que l'avantage avec des auteurs comme Kim Ki Duk c'est que quand on connait on est pas surpris. Un avantage qui peut parfois être aussi considérer comme un inconvénient. Comme les frères Dardenne on peut reprocher à Kim Ki Duk de faire du Kim Ki Duk. Mais au moins il le fait bien. Comme toujours c'est un univers poetique et onirique dans lequel le realisateur coreen nous embarque. Assez proche de L'île ce film est assez difficile d'accès. Il y a tres peu de dialogues et l'action est très limité. Cela dit c'est un film passionant que nous sert Kim Ki Duk. Une reflexion passionante sur l'amour. Ce viellard qui reste avec une adolescente et qui la retient en la privant de vie. Seule sur ce chalutier en pleine mer leur vie est pleine de melancolie et chaque passage touristes donne lieu à une grande jalousie de la part du viellard. Un amour reservé, privatif qui laisse des traces. Ce film est sublimé par les acteurs quasi amateurs. Ils n'ont quasiment rien tourné avant et leur sincérité et leur talent éclatent. On peut regretter que le film tire un peu sur la longueur. Le scénario ne reussit pas à se develloper ce qui empêche ce bon film de passer dans la catégorie de grand film. Dommage cependant pour les amateurs ne passez pas à coté de ce bon cru du chef de file du cinéma d'auteur asiatique!

Anonimo ha detto...

forse sarò matta ma vi chiedo poetico e sublime? ma che dite? la storia sgangherata di un vecchio pedofilo,che meriterebbe il linciaggio per quello che fa a quella povera ragazzina...non riesco ancora a capacitarmi come uno dei miei registi preferiti sia riuscito a fare un film in modo così kitch... assolutamente deludente. gli stessi elementi che si trovano nei suoi precedenti "primavera es. aut. inv. .." e in "ferro 3" ma usati in malo modo, prevedibile e al limite del ridicolo. la colonna sonora non aiuta di certo, se voleva essere da supporto è stata pensata male, e non sto parlando di culture diverse (orientale-occidentale). per non parlare del finale, lascia un sapore disgustoso in bocca... no lo consiglio, ma consiglio vivamente i suoi precedenti film. la mia opinione è strettamente personale pero stavolta Kim mi ha spiazzato in negativo senza nulla togliere alla tua accorata recensione sia chiaro.

Anonimo ha detto...

Ciao Mathilda, ormai vengo spesso sul vostro blog grazie a neil e ho imparato a conoscere i vostri gusti cinematografici e avevo già notato la tua passione per Kim-Ki-Duk e per l'oriente in generale. Ma non sapevo nulla (o credevo di non sapere!) di questo regista finchè non l'ho letto nelle tue recensioni. Poi qualche giorno fa ho visto BAD GUY e a distanza di giorni sono ancora persa in quel film, nelle atmosfere e negli occhi dei suoi personaggi. Mi è piaciuto moltissimo, quindi volevo sapere se lo avevi visto e le tue considerazioni.
Bene, ti lascio comunque il link del blog (dove c'è anche il mio commento sul film) così quando e se vuoi fai un salto: http://cinemamonamour.splinder.com/
Ciaoooo!

Anonimo ha detto...

Quel plaisir, quand on suit et apprécie un cinéaste, de retrouver son univers de film en film et que quelqu'un fasse une critique si rigoureuse. Quel plaisir, aussi, de découvrir un auteur et ses thèmes de prédilection. Des esprits chagrins reprochent à Kim Ki-duk de ressasser toujours les mêmes idées, de tourner en rond, tel un papi gâteux. Ces mêmes esprits chagrins devraient plutôt reconnaître la constance d’un réalisateur qui construit une œuvre et qui, au bout de douze films, continue d’explorer toutes les facettes de ses thèmes de prédilection : la place de l’homme dans la nature, ainsi que dans la société, le libre-arbitre, l’expérience et l’apprentissage de la vie, l’expiation de ses fautes.

La relation qui unit les deux personnages permet à Kim Ki-duk d’aborder tous ces thèmes, en les adaptant au lieu et à la situation. L’idée-force est ici celle d’un monde menacé par les influences extérieures. La volonté du vieil homme de garder sa bien-aimée sur le bateau ne relève pas seulement d’un désir égoïste, il veut également la préserver des influences néfastes de la société. Il veut préserver son innocence. C’est d’ailleurs à l’état de nature que l’on pense spontanément en voyant évoluer l’héroïne. L’opposition entre nature et culture n’est pas nouvelle chez Kim Ki-duk - dans Samaria, le père emmène sa fille hors de la ville pour lui faire retrouver son innocence, dans Printemps, été..., la nature est le lieu de toutes les rédemptions et de tous les apprentissages - mais prend ici une résonance particulière, puisqu’elle est véritablement incarnée par la jeune fille, symbole même de l’innocence, que l’attrait de la ville et de la société corrompt et transforme.

Parallèlement à cela, la mise en scène de L’Arc peut s’avérer remarquable de mobilité. Dans ce que nous pourrions appeler un huis clos maritime, l’unité de lieu n’empêche pas la caméra d’adopter une multiplicité de points de vue, de la vision éloignée du bateau voguant sur la mer, à l’espace exigu de la petite chambre des deux personnages. Tous les recoins du bateau sont explorés et ne serait-ce que pour cette maîtrise de l’espace, L’Arc est un film à retenir.

Enfin, la contemplation des visages complète cette palette de plans. La colère de la jeune fille et la jalousie du vieil homme ne s’expriment pas par des mots -nous retrouvons là le dépouillement verbal qui était déjà frappant dans Locataires- mais par les expressions des visages et des regards. Le vieil homme n’exprimera jamais verbalement son attachement pour sa protégée, ainsi que son désir qu’elle reste auprès de lui. Simplement, il arrachera des pages entières du calendrier pour que le jour des noces arrive plus vite, et il transformera les lits superposés en lit conjugal, le bonheur se lisant sur son visage.

Si la fin poétique et surréaliste fait penser à celle de Locataires, dans la dématérialisation du corps et la survivance de l’esprit, et si nous retrouvons la même petite pointe de cruauté, L’Arc n’en est pas moins un film subtil ayant ses qualités propres, ses trouvailles scénaristiques et visuelles et proposant une réflexion sur le libre-arbitre et les désirs contrariés. Une fois de plus, le cœur et l’esprit sont charmés.

mathilda ha detto...

certo che puoi prendere le foto sartenis..non c'è neanche bisogno che tu melo chieda ;-)
a breve poi ti invio le altre foto che ho fatto dell'arco...ne avevo scattate una ventina...ihihihih ^_^

ti ringrazio per i complimenti..in effetti questo film è decisamente il mio preferito tra i suoi che ho visto finora...e sarà difficile batterlo
bad guy non l'ho ancora visto....ho un'ordine obbligato per i prossimi 2 film...costretta da neil;-) cmq quello che volevo vedere subito dopo era proprio bad guy....


capisco il tuo pensiero serena, però non fraintendere..quello che il vecchio fa alla ragazza è agghiacciante e personalmente uno così lo impalerei dalla mattina alla sera, ma la poesia, il fascino non è dato dal loro rapporto in se...è dato da come questo rapporto sia terribilmente viscerale se poniamo il punto di vista del vecchio, e consensualmente spalleggiato dal punto di vista di lei..
ma la cosa più romantica del film sta nel cambiamento del punto di vista di lei: iniziare ad aprire veramente la porta d'ingresso a qualcuno che non sia il vecchio...fino a quel momento lei non si è mai affezionata a nessuno dei pescatori..ora nasce, timidamente, un sentimento, un'emozione pura tra lei e il ragazzo... qualcosa che non viene espresso a parole, nè da lei, nè da lui...è questa la poesia serena, la poesia della loro storia, la poesia dei loro risentimenti, delle loro negazioni..
la poesia dicome questi due giovani ragazzi tentano di far sbocciare il loro amore a dispetto del comportamento squallido del vecchio, che ormai si vede privato dell'unica cosa che voleva e alla quale aveva dedicato i suoi ultimi anni.. completamente..
la colonna sonora è l'espressione dei loro sentimenti.. non può essere fuori luogo..

Anonimo ha detto...

Ho sentito e letto per questo film di incesto e pedofilia. Secondo me è sbagliato e suona poco convincente: non c'è, nel film, un atto, un gesto, una parola che evochi spettri. Kim ki-duk crede nell'amore senza parole. Ci può essete amore tra un anziano iracondo e una ragazzina dallo sguardo angelico e sognante? L'amore dell'uno non assomiglia piuttosto a morbosa passione, e la grazia dell'altra a gratitudine o, peggio, consuetudine? C'è la musica di un arco che genera poesia decadente, c'è quello stesso arco che predice il futuro e sfida la morte, c'è uno strumento di offesa che preserva l'amore o la proprietà esclusiva dello stesso. Come sempre c'è in Kim ki-duk una strana poesia rarefatta, una sospensione di tempi e di spazi, l'affermarsi di un non luogo (nonostante il mare aperto) e un non tempo (malgrado la scioccante scoperta dell'amore fisico da parte della ragazza). Ci sono scene che difficilmente possono dimenticarsi: il tentativo di suicidio del vecchio, la ragazzina che dondola sull'altalena e il suo sguardo che sa (o spera?) che la vita non le farà troppo male. La poetica del regista coreano colpisce come sempre. E non tanto al cuore, almeno non soltanto: la sua è una sintassi che ti entra dentro e non ti lascia più, è un modo per decodificare il mondo attraverso dettagli rivelatori e particolari elegantissimi. E' vero: forse il film è visivamente troppo perfetto per essere vero, lo snodo troppo patetico e fantastico per poter essere accettato come plausibile. Ma da Kim Ki-duk non si pretende il neorealismo: ci si aspetta di essere trasportati e cullati fuori dalle nostre vite un po' banali, a volte senza bellezza. Come lui ci riesca, è una specie di miracolo.

Anonimo ha detto...

grazie mille per la tua disponibilità gentilezza sei un angelo!

hai altri film di kim ki duk? sono curiosa per questa trilogia :)

Anonimo ha detto...

coucou mathilda c'est moi!

comment tu vas? oullàlàlà quel beau commentaire que tu as écris tu m'as donné envie de voir ce film oulàlà! demain j'irais le prendre tu peux en etre sure!

je sais que laetitia l'a vu c'est pour ça que je lui laisse la parole! as tu vu huitième jour? comment vont tes leçons de français? mie di italiano bene!^^

dimanche le championnat recommence je te raconterai!

pendant les vacances nous avions une diète à suivre eh bè figures toi que mélanie a grossi de 3,3 kilos! je n'ose pas imaginer ce que va dire l'entraineur!:(

coucou!

yououou c'est laetitia!

youououou c'est laetitia! tous mes compliments pour ton commentaire très très beau! j'adore les films que tu critiques, ce sont des vrais films pas ceux d'hollywood qui sont insupportables!

je suis d'accord avec toi à 100%, ce film est un chef d'oeuvre! les acteurs sont exceptionnels et ils possédent des regards qui n'ont pas besoin d'etre accompagnés par des mots pour imposer leurs messages; surtout les deux jeunes sont d'une beauté déconcertante!

les couleurs sont magnifiques et chaque chose n'est pas mis au pif, elle simbolise quelquechose, Ki Duk a fait un travail de géant je n'ose pas immaginer! j'aurais quand meme aimer y etre pour travailler avec lui, ça devrait etre passionant! tu ne penses pas?

c'est bien continue comme ça tu as mon soutien!:)

youououou

Anonimo ha detto...

coucou mathilda!

tu es là? tu ne réponds plus pourquoi:(

demain on recommence avec le championnat oulàlàlà!

je te racconterai!:)

bisous!

j'attends de tes nouvelles!

coucou!